Perché ci vergogniamo di dire che la nostra mente si è ammalata? Un’idea per andare oltre i pregiudizi…
Ho un nipote che soffre di una grave forma di depressione e da due anni non si muove di casa. Viene curato con le medicine. Sono in pena soprattutto per mia sorella, sua madre, che ormai si sta ammalando anche lei: è sempre più chiusa in se stessa e sta dietro solo al figlio. Conosce un modo per aiutare questa famiglia?
La sua lettera ci consente di parlare di uno dei mali che, sebbene assai diffusi, restano spesso nascosti all'interno delle mura domestiche. Alzi la mano chi non ha mai avuto un attacco di panico, una crisi d'ansia, una fobia maniacale, un periodo di depressione che lo teneva fermo in casa e incapace di reagire. Tutti, secondo l'organizzazione mondiale della sanità, hanno avuto almeno una volta nella vita un episodio di questo tipo. Solo che non lo diciamo, quasi fosse una vergogna e non una malattia che, più o meno grave, più o meno cronica o congenita, ha diritto di cittadinanza come tutte le altre. Ecco, questo enorme spettro di sintomi e disagi, ha un nome: malattia mentale. E se perfino i casi più lievi provocano paura e solitudine, figuriamoci cosa prova una famiglia che ha a che fare con una patologia più seria, di quelle che ancora, purtroppo, evocano la parola pazzia. La prima cosa da fare è spezzare questa spirale, mettere in comunicazione chi soffre come sua sorella e suo nipote. Ci sono tanti modi, tante associazioni che quasi sempre collaborano con il sistema sanitario pubblico. Ne cito una che forse pochi conoscono, Progetto Itaca. Nata a Milano da un gruppo di genitori, ora è attiva anche a Firenze grazie come sempre all'iniziativa di un familiare, Costanza Pecori Giraldi. Offre gratuitamente aiuto e formazione alle famiglie (che raccontano di essere risorte dalle ceneri) e offre soprattutto lavoro e laboratori (che in molti casi equivale a una riabilitazione) a chi soffre di queste patologie (e ha fra i 20 e i 45 anni). Potete informarvi telefonando allo 055-0672779 oppure scrivere a info@progettoitacafirenze.it