Affari di famiglia

Il malato conta più della malattia (anche con l’Alzheimer)

Ho una mamma con l'Alzheimer, non è ancora gravissima ma siccome lavoro ho dovuto prendere una badante. Ma ho paura che stando sempre sola con questa donna (che oltretutto parla poco l'italiano) si chiuda in una solitudine che la fa peggiorare. Il nostro medico non mi sa dare consigli, su questo. Perchè non si aiutano a mantenerli, questi malati cronici, oltre che a dargli medicine?

Laura

Sono domande semplici come le sue che cambieranno (e in parte già stanno cambiando) la nostra sanità. Perchè impiegare tutte le energie sulla cura delle malattie lasciando poi solo il malato e la famiglia che se ne deve occupare? Fra la diagnosi di una patologia cronica e progressiva e l'eventuale ricovero nella fase finale, c'è un grande spazio di cura, di sostegno, di gestione e di accompagnamento da cui dipende tutto, non solo la sopravvivenza dei parenti ma anche il decorso della malattia e il buon uso delle nostre risorse pubbliche. Come sempre le rivoluzioni arrivano dal basso, e anche in questo caso sono i volontari e i familiari (come lei) dei malati cronici a dare una sveglia. Sull'Alzheimer e in generale sulla demenza senile (che in Toscana colpisce ormai il nove per cento degli over 65), dobbiamo molto, a Firenze, all'Aima, un'associazione di volontariato che da anni si batte per sensibilizzare medici e amministratori. Per dirla in breve, si è capito che la socializzazione e la stimolazione dei malati è fondamentale per evitare derive ingestibili se con con pesanti farmaci o ricoveri. E così un anno fa è nato il primo Atelier (l'hanno chiamato così) a Bagno a Ripoli, una sorta di centro diurno dove operatori specializzati stimolano gruppi di pazienti a migliorare le loro capacità cognitive e di autonomia e dove anche i parenti (o chi se ne prende cura) impara come comportarsi. Il secondo Atelier è stato inaugurato pochi giorni fa nel quartiere 4, dove a breve ne sarà aperto un altro. La gestione (finanziata dalla Regione e supervisionata da medici) è affidata alla cooperativa Nomos, del Centro studi Orsa. Può telefonare allo 055-6510047. Può cambiare la vita a lei e a sua madre: si faccia aiutare.

Scrivere a affaridifamiglia@lanazione.net

comments powered by Disqus