Maleducazione stradale: educare i bambini e punire gli adulti
Le scrivo su un argomento che le sembrerà banale: le strisce pedonali. Ho visto la campagna che ha fatto La Nazione sul fatto che in molti casi le strisce sono consumate e ho apprezzato, perchè è molto vero. Ma anche dove sono ben visibili, attraversare spesso è un'avventura. Sono tornato a Firenze dopo aver vissuto trent'anni in Svizzera per lavoro, e ancora non mi rassegno alla maleducazione che c'è qui da noi. Le auto non si fermano e quindi, nelle strade più trafficate, l'unico modo per attraversare è buttarsi, farsi vedere e sperare che le auto si fermino. E allora non basta rifare le strisce, bisogna fare multe e punire.
Girolamo
L'argomento non è banale, caro Girolamo, ma anzi è il punto di partenza di un discorso che arriva molto lontano. Ha ragione: è inutile (anche se necessario) ridipingere tutte le strisce pedonali della città se contemporaneamente non si estirpa il virus della maleducazione stradale. Virus, fra l'altro, che provoca non solo rabbia e spavento ma feriti e morti, con numeri che fanno rabbrividire. Condivido: il primo passo è l'intransigenza. Continuano ad arrivare testimonianze di lettori che hanno visto autisti bus che guidano mandando sms, automobilisti che sfrecciano con il telefono in mano, bambini sul sedile anteriore e senza cintura, e tanti raccontano che anche i vigili – quando ne sono testimoni – non alzano un dito. Il secondo passo è l'educazione stradale, cominciando dai bambini. Qualche giorno fa l'associazione Lorenzo Guarnieri, fondata dai genitori di un ragazzo fiorentino ucciso da un automobilista ubriaco, ha fatto una cosa utile e intelligente. Ha raccolto a Firenze centinaia di ragazzini da tutta Italia per un prestigioso torneo di calcio e, prima di ogni partita, li ha coinvolti in una specie di corso stradale. Percorsi, macchinine, biciclette, e perfino una dimostrazione, con occhiali speciali, di come si guida in stato di ebbrezza. E' la prima volta che ho visto dodicenni interessarsi dei pericoli che si corrono per strada quasi più dei risultati calcistici. “Il problema è che poi i genitori sono i primi a non rispettare le regole”, hanno detto in conferenza stampa. E allora: prima che il virus passi di generazione in generazione, prima che anche quei ragazzini dimentichino quello che hanno imparato, rieduchiamo i genitori. Con fermezza.