Ma chi può adottare Achille?
Non si parla altro che del figlio di quella ragazza che ha bruciato con l'acido un suo coetaneo. Ma chi ci dice che una famiglia adottiva capitata a caso sia più adatta a crescere Achille, che comunque verrà a sapere di chi era figlio?
Raffaella
Domanda difficile, ma ci proviamo. Premessa: esistono degli esperti, che per dirla in breve indagano la mente umana, cui viene chiesto di capire se le persone finite sotto i riflettori della sanità o della giustizia sono in grado di fare i genitori. Il confine non è sempre così netto, le diagnosi non sono sempre così facili e condivise, ma una volta chiamato in causa il tribunale dei minori, è da qui che i giudici possono partire. La madre e il padre di Achille – secondo gli esperti a cui si sono rivolti – non hanno l'equilibrio psichico adatto a crescere un figlio. Ed evidentemente hanno molti dubbi anche sulle loro famiglie. Un genitore adottivo non può diventarlo per caso o per fortuna. Proprio perchè si dà per scontato che il figlio in arrivo sarà un figlio speciale, con una storia comunque difficile e segnata come minimo dall'abbandono e come massimo da violenze e maltrattamenti, le coppie che si candidano ad adottare vengono rivoltate come calzini. Non basta desiderare un figlio, bisogna anche essere capaci di accogliere quel bimbo con tutte le sue ferite, la sua rabbia, il suo essere diverso e probabilmente molto lontano da quello che si era desiderato o sognato. Bisogna fargli spazio, e per questo è necessario fare prima spazio dentro di sé (fra l'altro: non è quello che dovrebbe fare ogni genitore?) Se un bambino come Achille andrà in adozione, quei genitori dovranno essere in grado di stargli vicino e di accompagnarlo anche quando, prima o poi, farà i conti con le sue origini. E anche chiedendo aiuto ai professionisti, che è sempre una prova di maturità, di disponibilità a riconoscere i propri limiti e a superarli. Questa è la filosofia di tutte le leggi che regolano l'adozione, questo è l'obiettivo a cui tendono i tribunali e le istituzioni che se ne occupano. Poi tutti possono sbagliare, nessuno è infallibile e le strutture e le persone non sono sempre adeguate. Ma il principio e' uno solo per tutti: il minore viene (e deve essere tutelato) prima degli adulti.
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