Affari di famiglia

Bullismo e dintorni: sarebbe bello che le scuole inventassero degli sportelli da far gestire ai ragazzini

Torno sul problema dei minori e dei cellulari: ho visto che mio figlio di 11 anni ha mandato una foto in mutande chiedendo a una sua compagna di fare lo stesso. Mi sono spaventata. E mi ha molto colpito il tragico gesto fatto da quella ragazzina che si è buttata dalla finestra per il bullismo subito

Gioia

Ho sintetizzato una lettera che parte da due episodi diversi ma che poi confluiscono verso una inevitabile conclusione: non possiamo lasciare in mano a un ragazzino uno strumento così potente come uno smart phone se non dopo molte precauzioni e con molti controlli. Dice la giudice Ornella Galeotti, che si occupa dell'argomento: la responsabilità per i danni provocati da un minore con forme di mobbing o bullismo ricade sui genitori. Per la legge, cioè, chiunque dovesse chiedere un risarcimento per un comportamento ritenuto lesivo, può rivalersi solo sugli adulti, quindi sulla mamma e sul papà. E allora, insiste lei, come è possibile che gli adulti corrano un rischio del genere senza preoccuparsene? Così come si decide di dare un motorino a patto che venga usato il casco, anche uno strumento delicato come lo smartphone deve essere usato a certe condizioni. Una, per esempio, è che accettino il controllo quotidiano. “C'è un allarme numerico sia riguardo al sesso on line fra minori – dice la giudice Galeotti – che su forme di ricatto o richieste che diventano atti definibili come molestie o bullismo. E' urgente che i genitori esercitino una forma di controllo quotidiano e che ne parlino. L'alibi della privacy non sta in piedi, se ci sono dei minori”. Ma non basta. Le esperienze in altri Paesi dimostrano che la difesa più efficace contro queste degenerazioni (facilitate anche dalle tecnologie che fanno sentire più protetti o nascosti) sembra essere quella orizzontale, cioè fra gli stessi ragazzi. Un'idea potrebbe essere quella di formare nelle scuole una cabina di regia formata da un gruppo di studenti o alunni a cui far riferimento nel caso in cui si verifichino (o vengano denunciati) sospetti casi di bullismo o mobbing. Il rimprovero o la solidarietà di un coetaneo può essere molto più efficace di quello del genitore o dell'insegnante. C'è qualche scuola disposta a provare?

Affardifamiglia@lanazione.net

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