il dramma dell’Ataf
Sono un cittadino che regolarmente prende il bus per recarsi al lavoro in centro.
Dal 17 Marzo la linea 37 SMN – Tavarnuzze subirà un taglio e finirà il servizio alle 23:00. Vogliono chiudere il centro? Bene, ma almeno mantengano i servizi. Penso che dovrebbero mettere i tornelli come fanno in altri Paesi in modo da far pagare a tutti il biglietto.
Andrea Bassetti, Tavarnuzze
Impresa ardua ma doverosa: provare a spiegare in poche righe perché il dramma delle casse vuote finisce per lasciare a piedi proprio gli ultimi, quelli che non hanno altro mezzo di trasporto che il bus. La cosa sta più o meno così: lo Stato ha meno soldi e quindi ogni anno manda meno soldi agli enti locali. La Provincia di Firenze, che per contratto passa i medesimi soldi (e i percorsi ) all’Ataf, ha ogni anno il braccio più corto e nel 2011 ha tagliato cinque miliardi di euro (sui 43 del 2010) e quindi due milioni e rotti di chilometri di corse. Non solo. Siccome in questo marasma è anche scaduto il contratto che lega l’Ataf alla Provincia, siamo al punto che ogni mese un ufficiale giudiziario comunica all’azienda dei trasporti che siamo in regime di “obbligo sei servizi” e che dunque, nonostante si sia in questo limbo, almeno gli autobus principali devono viaggiare. Una situazione drammatica, diciamolo. In cui ci rimettono tutti (i dipendenti dell’Ataf, l’azienda, i cittadini) ma soprattutto gli utenti abituali, i pendolari e ovviamente tutti coloro che speravano in un potenziamento del mezzo pubblico per alleggerire la città dal traffico privato. Guardando l’elenco delle linee che da oggi, dopo l’ennesima decurtazione, verranno soppresse o ridotte, viene da piangere. Ci sono solo due piccole buone notizie: il suo bus – il 37 – continua a collegare il centro a Tavarnuzze anche dopo le 23. Ma a chiamata. L’altra buona novella è che quaranta autisti rimasti senza bus da pilotare sono diventati controllori. L’anno scorso sono stati recuperati due milioni di euro, quest’anno saranno di più. Ma ora si capisce meglio perché l’Ataf sta cercando un partner industriale con cui gestire l’azienda. Nel frattempo, che Dio ci assista.