Ma perchè Firenze si dimentica che dobbiamo fare pipi’?
Sono una partecipante a Corri la Vita 2013 e vorrei segnalare un grandissimo disservizio. Domenica scorsa ho partecipato alla passeggiata che devo dire è sempre un evento speciale perchè è per una giusta causa che purtroppo ho vissuto di persona. E’ stata stupenda, ma devo segnalare che mancavano i servizi igienici: ho visto persone, bambini e anziani più che altro, lamentarsi per i bisogni fisiologici che non potevano espletare. Firenze e in particolare il giardino di Boboli e il Forte Belvedere sono diventati un gabinetto a cielo aperto! Ma si può tollerare? Il prossimo anno che il Comune organizzi meglio questa manifestazione che diventa, da bellissima, un vero incubo!
M.Semi
E’ strano come a Firenze, città parecchio frequentata, il problema delle toilette sia considerato secondario. Come se non fosse vero che tutti ma proprio tutti gli esseri umani possono rinunciare a tutto ma proprio a tutto tranne che a bere, mangiare e poi espletare i loro bisogni. Come se non fosse l’evento più prevedibile al mondo quello che i cittadini, i turisti di qualsiasi razza o condizione sociale, i partecipanti alle gare podistiche come a qualsiasi raduno pubblico, i perdigiorno, i lavoratori, i passeggiatori diurni o notturni, i fidanzatini, i poeti solitari, gli anziani (e soprattutto loro), insomma uomini e donne nessuno escluso, prima o poi (almeno) la pipì devono farla. Ci sono città che invece di rimuovere questa banale legge della natura fanno dei servizi pubblici il loro punto di forza, magari appaltando ad artisti o ad architetti di grido il progetto delle toilette da piazzare in giro per le strade. Noi no, siamo superiori, tanto abbiamo Michelangelo e il Ponte Vecchio, che si arrangino. Il risultato? Scorre dove può: strade, stradine, angoli ciechi, aree verdi (Boboli incluso) e alla fine anche aree cementate o plastificate purchè all’aperto e possibilmente un po’ nascoste. Noi abbiamo anche fatto una campagna, per le toilette pubbliche. Osando troppo, all’inizio, tipo chiedere alla categorie economiche e al Comune di sedersi intorno a un tavolo e di finanziare una grande operazione “bisogni pubblici”. Poi ci saremmo accontentati di una maggiore disponibilità degli esercenti ad aprire la loro toilette anche a chi non consuma, in cambio di qualche riconoscimento pubblico e magari sconti sulle tasse. Ma c’è altro da fare, per queste cose non c’è tempo. E allora facciamola dove capita, tanto abbiamo Michelangelo che ci accarezza gli occhi. Per il naso pazienza…