“Uno chef per Gaia”: e le ricette per celiaci diventano leccornie per tutti
Ho una figlia celiaca e diabetica e mi chiedo perché non esistono ristoranti o bar dove lei possa andare con gli amici senza rischiare la salute. O meglio: dove dicono di essere glutine-free non offrono garanzie serie di incontaminazione con gli altri cibi. Dobbiamo emigrare?
Lettera firmata
Cara signora, grazie alla sua lettera mi sono informata e ho scoperto che il numero di bambini sotto i 6 anni che presenta patologie come quella di sua figlia e' in drastico aumento, come tutte le malattie autoimmuni. Nemmeno i medici sanno spiegare il perché, o almeno le ipotesi sono tante, ma per quanto riguarda la celiachia - in aumento su tutte le fasce d'età soprattutto in Italia - si può dire con una certa sicurezza che è probabilmente frutto di un'alimentazione troppo raffinata e monotematica. Dovremmo quantomeno abituarci a mangiare grani diversi, oltre a quello iper selezionato che mangiamo con la pasta bianca, ma per cambiar un'abitudine così radicata ci vorrebbe una rivoluzione più culturale che alimentare. Sarebbe cosa buona e ottima, intanto, che qualche ristoratore illuminato o coraggioso ideasse un luogo aperto a tutti, inclusi i celiaci (che come dice lei devono avere la garanzia di una cucina separata dalle altre per evitare il contatto anche superficiale con il glutine, magari trattenuto da un mestolo) e i diabetici. C'è un libro dolcissimo e utilissimo scritto dalla mamma di una bambina che ha la patologia di sua figlia e che, dopo aver raccontato l'odissea e poi l'approdo al Meyer, ha messo in fila ricette buone per tutti. Non si rassegnava all'idea che la sua bambina fosse emarginata, costretta a mangiare cose insapori mentre tutti gli altri si godevano pastasciutte e panini, e il suo libro (introdotto dal grande chef Massimo Bottura) sta girando l'Italia (si chiama "Uno chef per Gaia"). E' una lezione per chiunque voglia provare a trasformare una debolezza in una fonte di energia e per chi volesse ascoltare appelli come il suo.