Affari di famiglia

Se a Firenze la pipi’ continua a essere un tabù…

E’ strano come a Firenze, città parecchio frequentata, il problema delle toilette sia considerato secondario. Come se non fosse vero che tutti ma proprio tutti gli esseri umani possono rinunciare a tutto ma proprio a tutto tranne che a bere, mangiare e poi espletare i loro bisogni. Come se non fosse l’evento più prevedibile al mondo quello che i cittadini, i turisti di qualsiasi razza o condizione sociale, i partecipanti alle gare podistiche come a qualsiasi raduno pubblico, i perdigiorno, i lavoratori, i passeggiatori diurni o notturni, i fidanzatini, i poeti solitari, gli anziani (e soprattutto loro), insomma uomini e donne nessuno escluso, prima o poi (almeno) la pipì devono farla. Ci sono città che invece di rimuovere questa banale legge della natura fanno dei servizi pubblici il loro punto di forza, magari appaltando ad artisti o ad architetti di grido il progetto delle toilette da piazzare in giro per le strade. Noi no, siamo superiori, tanto abbiamo Michelangelo e il Ponte Vecchio, che si arrangino. Il risultato? Scorre dove può: strade, stradine, angoli ciechi, aree verdi (Boboli incluso) e alla fine anche aree cementate o plastificate purchè all’aperto e possibilmente un po’ nascoste. La maledizione si estende perfino ai parcheggi sotterranei, dove da anni le toilette sono tutte chiuse per una vicenda legale-burocratica senza eguali nel mondo! Tempo fa avevamo fatto una campagna sul giornale. Osando troppo, all’inizio, tipo chiedere alla categorie economiche e al Comune di sedersi intorno a un tavolo e di finanziare una grande operazione “bisogni pubblici”. Poi ci saremmo accontentati di una maggiore disponibilità degli esercenti ad aprire la loro toilette anche a chi non consuma, in cambio di qualche riconoscimento pubblico e magari sconti sulle tasse. Ma c’è altro da fare, per queste cose non c’è tempo. E allora facciamola dove capita, tanto abbiamo Michelangelo che ci accarezza gli occhi. Per il naso pazienza…

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