Bimbi sovrappeso, facciamoci aiutare da Expo 2015
Ho un figlio di dieci anni che mangia pochissime cose ma in grande quantità, e infatti è un po' sovrappeso. Non vuole sentir parlare ne' di verdure ne' di frutta, fosse per lui mangerebbe solo pastasciutta in bianco, patatine fritte e merendine. Speravo che la scuola lo abituasse a mangiare meglio, ma questo non è successo. Chi ci aiuta a cambiare le abitudini alimentari di questi ragazzi?
Pietro L.
Dobbiamo aiutarci tutti insieme: famiglie, scuola, pediatri, non ultime le amministrazioni pubbliche che programmano la vita sociale dei nostri ragazzi. Partendo da un paradosso e da un dato di fatto: anche qui da noi, in Toscana, dove le materie prime e le tradizioni culinarie dovrebbero aiutarci e crescere figli sani e snelli, un bambino su quattro risulta sovrappeso e uno su dieci addirittura obeso (con gravi ipoteche sulla salute dei futuri adulti). Come e' possibile che un ragazzino inglese, cresciuto a burro e patatine, sia mediamente più asciutto di quello fiorentino? La differenza, ci dicono gli esperti, e' prima di tutto nel tipo di vita. Qui si muovono poco, le scuole danno poca importanza all'attività fisica, e i ragazzi passano intere giornate seduti davanti ai libri o alla tv o ai videogiochi. E il movimento, soprattutto nell'età dell'adolescenza, e' fondamentale. Per quanto riguarda la mensa scolastica - che pure è calibrata in base a un piano messo a punto dai nutrizionisti - non di rado e' successo che abbiano dovuto rinunciare a piatti più sani o coraggiosi (con legumi o verdure, per esempio) perché nessuno li mangiava e finivano nel bidone della spazzatura. La cosa positiva e' che, in vista di Expo 2015, la grande kermesse dedicata proprio all'alimentazione, molte scuole hanno dedicato un po' di tempo a parlare del cibo agli alunni, a spiegare da dove vengono, quali fanno bene e quali no, quanti danni fanno gli zuccheri delle bibite, quanto è importante mangiare frutta e verdura, con risultati sorprendenti. Ecco un buon esempio di amministrazione pubblica. Perché se i grandi hanno rinunciato a educare, l'unica speranza e' che siano i bambini - una volta istruiti - a rieducare i grandi.
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