“I bambini e la città”
Ho una bambina di quasi due anni e vi assicuro che la vita in città non è facile: provate a girare con un passeggino per le strade del centro o per via Gioberti e cercate un fasciatoio dove cambiare un neonato: impossibile. Sembra una città a misura di anziano…
Maria Clara Medina, Firenze
Nella classifica dell’Unicef, Firenze è fra le prime città italiane a misura di bambino. Nel senso che ci sono asili ludoteche e scuole, che molti musei prevedono il percorso per i più piccoli, che esiste il consiglio comunale degli alunni, che i diritti fondamentali dell’infanzia sono rispettati. Ma i servizi più elementari? Qui casca l’asino. Avendo più o meno tutte attraversato il Medioevo delle donne (come qualcuno ha poco elegantemente definito la maternità nei primi tre anni di un figlio) vorremmo dire ai grandi sociologi che oltre alle altalene contano, per la sopravvivenza di una mamma, la possibilità di arrivare a casa senza rischiare la pelle, di spingere tranquillamente una carrozzina sul marciapiede, di avere qualcuno che ti aiuta mentre sali sul bus con pacchi passeggino e neonato, di poter cambiare un pannolino in un bagno pubblico, di parcheggiare un attimo il bambino in un angolo gioco con due o tre matite colorate mentre si fa la coda alle Poste. E’ chiedere molto? Non possiamo dire che la città invecchia a causa di questi disservizi, ma è certo che una mamma francese o olandese, per esempio, si sente più accolta e rispettata di una mamma fiorentina. Dovremmo poi chiedere agli anziani se per loro è semplice camminare sul marciapiede evitando gli stessi escrementi di cane e le stesse biciclette allucchettate di traverso: non penso. E’ un problema di educazione civica, che possiamo anche rimandare alle prossime generazioni a patto che qualcuno si ricordi di insegnarla. Fra gli indicatori dell’Unicef c’è anche l’autonomia che la città riesce a dare ai bambini. E anche qui tentenniamo. Nonostante Firenze non sia grande, i genitori non lasciano andare volentieri a scuola i figli da soli, anche se hanno già superato i dieci anni e abitano vicino. Ricominciamo allora dai “pedibus”, i percorsi a piedi segnalati per gruppi di bambini che vadano da casa a scuola e viceversa. Prima si responsabilizzano e meglio è per tutti: la città ha bisogno delle loro idee.