Affari di famiglia

Prepariamoci alla retata di bici abbandonate

Avevamo due biciclette. Una è scomparsa dopo la bonifica delle rastrelliere da parte del Comune, l’altra perché avevamo temporaneamente perso le chiavi del lucchetto e ce l’hanno portata via sotto il naso. Abbiamo provato ad andare al ponte all’Indiano, dove le portano, ma per riprendersela ci vorrebbe il numero del telaio. E chi ce l’ha? Ora mio marito ha deciso di denunciare il Comune per furto di biciclette. Cosa ne pensa?

Intanto è bene che i proprietari di biciclette si preparino: fra un mesetto parte un'altra retata. L’ultima, forse, prima di avviare il piano di razionalizzazione delle rastrelliere a cui stanno lavorando da un anno non i tecnici del traffico ma ragazzi dagli undici ai tredici anni, coinvolti in questo immenso lavoro di ricognizione nelle loro funzioni di “consiglieri” degli alunni. E sul candore (e precisione) di questi ragazzi non si discute. E’ stato calcolato che circa il dieci per cento dei posti è occupato da biciclette abbandonate, dunque circa 1.500. Come si riconoscono? Telai rotti, gomme sgonfie, ruote piegate, sellini mancanti, tutti quei “chiari segni di abbandono” – come dice il nuovo regolamento – che trasformano le ex biciclette in “rifiuti urbani”. Da qui l’ingaggio del Quadrifoglio, cui spetta la rimozione. Non prima, però, di aver scattato una fotografia. Dice Giampiero Gallo - il consigliere comunale che coordina – che tutte le volte in cui qualcuno ha lamentato il furto della propria bicicletta da parte del Comune le foto hanno dimostrato che si trattava effettivamente di un rottame o che la bici non c’era, segno che era già stata portata via, e non dal Quadrifoglio. Come dire: c’è chi fa il furbo e spera di farsi ridare dal Comune la bici rubata. E siamo anche troppo clementi, dicono in Comune, perché dovremmo rimuovere pure tutte le bici che stanno sul marciapiede, l’unico divieto di sosta previsto per le due ruote e per il quale – in assenza di targa – non esiste la sanzione intermedia, cioè la multa. Sembra filare tutto liscio, ma basta mettere il naso nel sito www.firenzeinbici.net per capire che tensioni e dubbi ce ne sono ancora parecchi. Come al solito: è fondamentale la comunicazione. Spiegare, anticipare, avvertire. Che i ciclisti – già in grave difficoltà in una città teoricamente fatta apposta per loro e praticamente ostile alle due ruote – sappiano almeno cosa li aspetta. A cominciare dalla data della prossima retata.
lamiafirenze@lanazione.net

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