Pregò a lungo il religiosissimo segretario al Tesoro americano, Henry Paulson, di confessione scientista. E scongiurò in ginocchio l’avversaria politica di sempre, l’allora speaker della Camera Nancy Pelosi, perché favorisse il lasciapassare dei democratici al piano di salvataggio della finanza americana. Cioè dei mercati planetari. Così “Hank il martello”, un omone imponente per stazza fisica e per il passato di super-banchiere da 500 milioni di dollari, non nascose la disperazione nel chiedere un intervento straordinario. “Se non agiamo in fretta sarà la fine, tempo 15 giorni e i bancomat non erogheranno più denaro” aveva sussurrato poche ore prima alla moglie, nel cuore di una notte insonne consumata nel giardino della villa da 4 milioni di dollari. Apocalittica la sua visione: “Sarebbero code interminabili agli sportelli bancari, poi il caos e il ritorno al baratto“: un balzo all’indietro che avrebbe fatto ripiombare il mondo alla preistoria finanziaria.

Ma in quel pomeriggio di giovedì 25 settembre 2008 arrivò il via libera della Pelosi e si posero le basi perché il progetto del governo repubblicano volasse a reggere l’impatto dell’infarto finanziario provocato dal crac della quarta banca americana: dieci giorni prima Lehman Brothers aveva alzato la bandiera bianca nella più grande bancarotta della storia Usa (613 miliardi di dollari di soli debiti bancari). Otto giorni dopo il presidente George W. Bush firmava il Tarp, il piano di emergenza a sostegno degli asset in sofferenza che stanziava 700 miliardi di dollari. Una cifra spaventosa sostenuta dal contribuente americano, un’inezia (il 5%) se confrontata ai 14 mila miliardi di valore stimato dei mutui ipotecari sull’orlo del baratro.

In realtà il conto fu ben più salato e molti Paesi tuttora continuano a pagarne i contraccolpi. I freddi conteggi delle istituzioni internazionali documentano la perdita nei 5 anni di 25-30 milioni di posti di lavoro, in ulteriore aumento. Il contagio squassò l’Europa, i mercati finanziari precipitarono: nel vecchio continente andarono in fumo quattromila miliardi di capitalizzazione in tre mesi e mezzo. Il listino principale di Piazza Affari crollò da 38.544 punti del 2 gennaio 2008 ai 19.460 di fine anno, con un valore complessivo sprofondato da 732 a 378 miliardi. Oggi quello stesso listino balla avvilito attorno ai 17 mila punti, complice l’incertezza politica. Eppure i sostegni degli Stati e delle Banche centrali furono imponenti: vennero nazionalizzate istituzioni finanziarie in tutto l’Occidente, la Bce varò prestiti per mille miliardi e acquistò titoli di Stato dei Paesi in difficoltà, l’Italia fra questi.

Gli States fronteggiarono una crisi con pochi precedenti grazie soprattutto alla Fed di Ben Bernanke, il presidente di famiglia ebraica, il più grande esperto della grande crisi del 1929. Secondo l’agenzia Bloomberg (lo contestò con asprezza nei mesi scorsi) Bernanke ha speso 7.700 miliardi di dollari per dare respiro all’economia. In realtà la Fed ha nelle casse 1.970 miliardi di dollari in titoli di Stato Usa e 1.261 miliardi di asset basati su mutui. Solo ora, con la locomotiva a stelle e strisce in ripresa, Bernanke sta pensando di ritirare gli acquisti che oggi valgono 85 miliardi al mese. Una scelta tormentata, con la Fed divisa e il suo mandato agli sgoccioli. E con Wall Street che tifa per Larry Summers come suo successore: non perché sia migliore della principale competitor, Janet Yellen. Ma Summers fu il segretario al Tesoro dell’era Clinton, deregolamentò l’attività bancaria forse per inseguire il sogno americano di dare una casa in proprietà a tutti. “Il progresso si ottiene soltanto osando” scrisse Victor Hugo. Gli States osarono molto. Favorendo mutui insostenibili, profitti bancari a dieci zeri, bonus stellari e rischi sistemici pagati dall’intero pianeta.

Il crac di Lehman Brothers ha risvegliato l’ambizione di chi vuol tornare a piantare paletti nell’attività delle istituzioni finanziarie: la Dodd-Frank Act è la prima, contrastatissima legge nata negli Usa per delimitare l’operatività dei giganti di Wall Street e riportarli sul sentiero di una industria finanziaria più etica, che contribuisca a migliorare il mondo e non a devastarlo. Il potente Summers potrà vestire i panni di gran sacerdote della nuova era e liberarsi dall’immagine di grimaldello per il ritorno al passato, cinque anni dopo Lehman?