Con una ventina di parole perentorie e decisive il presidente italiano della Banca centrale europea, Mario Draghi, salvò l’euro e probabilmente anche l’Italia, assieme a svariati paesi del sud Europa in difficoltà. E con loro decine di banche, migliaia di imprese e milioni di posti di lavoro. “All’interno del proprio mandato la Banca centrale farà qualunque cosa per preservare l’euro e, credetemi, sarà abbastanza” disse a Londra parlando ai mercati finanziari. Era il 26 luglio del 2012. Le Borse volarono, lo spread sprofondò, l’Italia respirò. Ma la politica monetaria non può dare soluzioni definitive, offre solo tempo per pensare e fare.

Nei due anni successivi a quel decisivo 26 luglio il Tricolore ha archiviato la deriva dei professori del governo Monti, caduti rovinosamente. S’è meravigliato dell’improvvisa ascesa e della fulminea trappola che ha forzato la fine dell’esecutivo di Enrico Letta, si è cullato con proposte e promesse del nuovo premier Renzi.

I risultati economici dell’ultimo triennio rimangono tuttavia deludenti quanto i precedenti, figli di una politica litigiosa e deprimente. La spending review resta un sogno, il taglia-debito è ancor meno di una speranza. La ripresa non si vede e non si sente. Ma se il livello dell’incapacità parlamentare e la palude politica continueranno ad estendersi, allora l’Italia dovrà abituarsi all’idea di cedere parte della sovranità: con la speranza di vivere il calvario della Grecia ma di seguire il percorso dell’Irlanda, il paese prima o poi si troverà costretto a chiedere aiuto e affidarsi alle avversate e temute cure della Troika nata da Bce, Fondo monetario e Unione europea. Certo, il solo pensiero suona come provocazione. Con il triumvirato alla guida sconteremmo anni, i prossimi, asfissiati da politiche oltranziste di lacrime e sangue prima dell’ipotetico riscatto. Ma potrebbero non essere peggiori di quelli dell’ultimo quinquennio, avvilito da tasse e rincari d’imposte, da burocrazia e corruzione, da privilegi e disoccupazione, da riforme sbandierate e mai realizzate. Se lo spettacolo della politica è quello che vediamo alle Camere degli insulti e delle ghigliottine, non resta che la tecnocrazia di Draghi & C. Medicina amara, con improbabili alternative.