Il minotauro del terzo millennio domina sull’angusta via della capitale, nel cuore ribelle della città: corpo da uomo, testa da alieno e sneakers da ragazzo, tiene in mano una bomboletta che sprizza fiamme. Sopra, un sinistro avvertimento: “Benvenuti ad Atene”.

La Grecia del baratro finanziario e dell’emergenza umanitaria si manifesta anche così, sui muri della città, lacerata, in una specie di denuncia a cielo aperto contro le ingiustizie (dell’Europa) o di outing collettivo. Ed è soprattutto il quartiere anarchico di Exarchia, tanto preso di mira nella storia della capitale quanto amato dall’ex ministro delle finanze Varoufakis, a illustrare demoni, mostri, zombie, alieni, animali mitologici che sarebbero molto piaciuti a Freud e Jung. Tra disegni, scritte e graffiti non possono certo mancare gli insulti, gli amori, i tradimenti, le passioni della vita quotidiana che si ritrovano in tutte le città del mondo ma sono del tutto prevalenti nell’arte di strada ai piedi del Partenone il senso di umiliazione, la rabbia, le accuse a ricchi, banchieri, a Berlino e Bruxelles, al ciclope Merkel, all’euro descritto come una dittatura.

In un murale di una cinquantina di metri, che riempie le facciate di svariati palazzi, il paese impersonificato da un giovane felice vive senza pensieri nell’Eden fino a quando si lascia tentare e afferra la fatidica mela (il debito pubblico?) che lo fa precipitare: viene braccato (dalla Troika), catturato, rinchiuso, incatenato finché arriva un eroe (il premier Tsipras) che lo libera e gli permette una vita di nuovo prospera.

Poco più in là, non lontano dal ristorante dove il fumettistico Yanis passava molte serate quando veniva custodito ad Atene, la Grecia è ritratta come una bella e giovane principessa addormentata che però non avrà mai il bacio liberatore. Neppure l’eroe stremato riuscirà più a svegliarsi dopo gli anni di terribili battaglie: non c’è Telemaco ad aiutare l’Ulisse contro i Proci del duemila, al suo posto un ominide che ne decreterà la fine. Sfiducia e scenari apocalittici, dunque.

Ma si sa, le afflizioni si sopportano meglio a stomaco pieno, cosa che ad Atene non è del tutto scontata. Sui muri della capitale si posa una triste cicogna che porta bimbi e trova ad accoglierla la morte in un ballo macabro, il giovane a tasche vuote è costretto a prostrarsi, sottomesso, di fronte alla povertà. Un gigantesco Dart Fener di Guerre Stellari, mai redento, ha il volto greco di un incubo. E si moltiplica fino all’ossessione il volto del finanzminister Wolfgang Schaeuble, il più odiato nell’Ellade, che è passato dalle caricature sulle facciate di condominio al ritratto su migliaia di manifesti che hanno tappezzato Atene nei giorni del referendum. Con uno slogan: “Ti ha succhiato il sangue per cinque anni, ora digli di no”. Così è stato. Non è forse vero che la metà del mondo non riesce a capire i piaceri e i bisogni dell’altra metà?