I risparmiatori traditi dal crac delle banche possono recriminare per un’altra anomalia nei controlli: nessuna informazione è garantita nel caso di transazioni completate da amministratori o dirigenti degli istituti stessi. Al contrario, la compravendita di titoli in una società quotata viene segnalata, in un’apposita sezione di Borsa Italiana, quando l’operazione sia stata effettuata da una persona “rilevante” della stessa società. In altre parole, se presidente, amministratore delegato, dirigenti o un grande azionista comprano o vendono titoli, la transazione non rimane nel segreto di ambienti societari protetti ma la viene resa pubblica. Ciò permette agli investitori di agire in conseguenza, quando lo ritengano opportuno.

In termini tecnici si definisce “internal dealing” e identifica l’operazione di un top manager che, in genere, assume particolari significati: l’acquisto può rappresentare un segno di fiducia nei confronti della propria società, la vendita esattamente il contrario. E proprio per il valore segnaletico l’internal dealing viene regolamentato dalla legge.

Quando e in che misura presidenti, manager e dirigenti hanno venduto azioni e obbligazioni nelle quattro banche in default? Per Banca Etruria l’internal dealing (come società quotata aveva l’obbligo di segnalazione) non sembra fornire risultati significativi se si eccettuano alcune incongruenze sugli acquisti, ma nelle altre banche le eventuali vendite da parte di persone rilevanti avrebbero potuto mettere in allerta il risparmiatore, se ne fosse stato a conoscenza. Il passato ormai è storia, tragedia e rabbia, per il futuro servirebbero nuove norme per assicurare maggiore trasparenza sulle transazioni rilevanti e difendere anche i più deboli da truffe e acquisti azzardati.