IL BAZOOKA non basta più. Mario Draghi ha usato le armi più potenti a disposizione della Bce nel tentativo di stabilizzare il sistema economico, sostenere la crescita e sgretolare il muro dei banchieri nordeuropei che vedono l’espansione monetaria come una iattura. Ma il bazooka non è stato sufficiente a placare l’isteria dei mercati, preoccupati per la salute dell’Eurozona e per le inefficienze degli Stati nelle riforme e nel risanamento.

Il numero uno di Eurotower ha tagliato i tassi di rifinanziamento, portandoli a zero, e ha martellato ancora quelli di deposito, accentuando la politica di tassi negativi definita ‘contro-natura’ dai manager del gigante tedesco Allianz. Ha allargato alle obbligazioni societarie il quantitative easing e l’ha incrementato di 20 miliardi al mese, 960 miliardi l’anno, malgrado l’assedio dei banchieri Berlinocentrici: domenica scorsa era partito l’attacco della Bri, guidata dallo stesso Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, sui pericoli creati dalle politiche monetarie espansive attuate per periodi troppo estesi.

DUE giorni dopo le potenti Sparkassen, le casse di risparmio, avevano minacciato di boicottare la Bce e avevano chiesto l’abbandono della politica dell’inflazione al 2%. Draghi ha risposto picche. Non solo: ha annunciato quattro nuove operazioni di finanziamento agevolato. In sostanza, le banche potranno prendere denaro a prestito e saranno incentivate a farlo, cioè riceveranno tassi attivi sui soldi richiesti, purché le risorse non vengano depositate nel caveau di Francoforte o usate per acquistare titoli di Stato, ma servano a sostenere maggiori prestiti a tassi migliori per gli investimenti delle imprese e i mutui delle famiglie.

Draghi non ha accentuato gli aspetti poco convincenti della crescita globale e della ripresa economica europea, definita lenta nell’avvio del 2016 e moderata nel medio periodo. Tuttavia sembra chiaro come una manovra tanto imponente si basi su proiezioni macro-economiche incerte e forse peggiori di quanto si credesse. La ripresa resta fragile e la crisi di fiducia scuote il vecchio continente in profondità: da quanto tempo l’Unione europea non offre una notizia positiva ai propri cittadini disorientati? Così, agli appuntamenti trimestrali con la storia, la Bce si presenta sempre sola. E forse non basta più.