Venezia, 3 agosto 2016 – Un marchio ipertecnologico per difendere l’attività millenaria, un grido d’allarme che rimane quasi inascoltato: i produttori del vetro artistico di Murano sono assediati da contraffazione, crisi economica, euro-pasticci troppo pesanti per un mestiere antico oggi a rischio d’estinzione. “Molte aziende hanno chiuso, tante altre non vedono futuro” osserva Sergio Malara, coordinatore del consorzio Promovetro di Murano che rappresenta una cinquantina d’imprese. “Se guardassimo solo a quel che guadagniamo lavorando 18 ore al giorno non ci rimarrebbe che mollare tutto” commenta Thomas Signoretto. Assieme al padre, maestro vetraio tra i più celebrati, e a due fratelli gestisce una delle aziende leader del settore, chiamata con le sue opere all’Ermitage di San Pietroburgo. “Lavoro in fornace da 37 anni, è un mestiere duro, ti logora ma dà anche tantissime soddisfazioni” confida il maestro Oscar Zanetti in un momento di pausa della lavorazione di un coloratissimo pappagallo, nell’azienda Zanetti, accanto a un forno da 1200 gradi che sputa calore d’inferno.

Sono ancora 150 le imprese, spesso artigiane, raccolte nell’isola indicata dalla Serenissima alla fine del XIII secolo per ospitare le fornaci di produzione del vetro artistico con due obiettivi: evitare i continui incendi che esplodevano in laguna con l’attività dei forni, controllare e proteggere la produzione e i segreti della lavorazione tramandati di padre in figlio. Un’attività prestigiosa in quello che può essere definito il primo distretto produttivo mondiale, che vanta la realizzazione dei primi cristalli nel 1450. Un mestiere tanto onorato da permettere ai maestri il matrimonio impossibile con donne nobili e patrizie. Oggi il vetro di Murano dà lavoro a 1.100 addetti, produce 165 milioni di fatturato e 66 milioni per l’estero. La dimensione media è di quasi 5 addetti per azienda, lontana dai 37 dipendenti degli anni Sessanta (cinquemila addetti nel complesso), scesi a 7 persone occupate in media nelle duecento aziende presenti nel Duemila. Tra gli anni Novanta e il 2013 il fatturato medio è precipitato da 728 mila a 455 mila euro, con un’attività che continua a contrarsi e chiama in causa il governo italiano e l’Europa dagli arcigni controlli: nel mirino di Bruxelles sono finiti alcune forme di sgravi contributivi e sconti sull’energia, la richiesta di restituire 30 milioni di contributi “erroneamente” elargiti al settore negli anni precedenti è stata accompagnata dalla maggiorazione di 60 milioni tra sanzioni e interessi. Molte imprese non ce l’hanno fatta e sono state costrette a chiudere, nel silenzio generale.

La vera piaga tuttavia è la falsificazione del “made in Murano”, una gamma estesa di oggetti artistici che spazia nel costo tra poche decine di euro a molte migliaia: un po’ quel che succede per molte produzioni tipiche del Belpaese, dal Parmigiano Reggiano al Brunello, dalle griffe dell’abbigliamento al design. Una ricerca tra i negozi della laguna, realizzata della Camera di Commercio di Venezia, ha denunciato che solo il 20% dei prodotti venduti proviene dall’isola. “Se è così a Venezia, immaginiamo cosa può accadere nel mondo” commenta Malara. “Insomma, ci sentiamo traditi anche dalla nostra stessa gente”. Nasce da qui la volontà di creare un marchio che definisca in modo inequivocabile l’origine del prodotto: dal mese prossimo le aziende inizieranno ad applicare questo speciale “bollino”, una carta d’identità con cinque sistemi di sicurezza anticontraffazione. Attraverso un’applicazione gratuita si potrà verificare in un attimo l’autenticità della produzione, le caratteristiche della lavorazione e dell’azienda. E si guarda avanti, con l’ipotesi all’esame del ministero delle Attività produttive per creare a Murano una zona franca con agevolazioni fiscali e finanziarie, accompagnata da un sogno: la dichiarazione del vetro di Murano come bene intangibile dell’Unesco.

IL BOLLINO ANTI-TRUFFA – Il nuovo marchio “Vetro artistico di Murano” è il frutto di un lungo processo di ricerca e si compone di cinque sistemi di sicurezza e anticontraffazione, assieme a tre sistemi di tracciabilità che permettono di garantire la produzione secondo le tradizionali tecniche di lavorazioni muranesi. In particolare uno dei cinque elementi, il “Clear to cyan”, è realizzato con pellicole ottiche multistrato messe a punto da 3M, formate da centinaia di sottilissimi strati di polimeri che riflettono e rifrangono la luce provocando variazioni cromatiche uniche. Con uno smartphone, attraverso un’applicazione dedicata”, si può risalire all’azienda, la tecnica di produzione, la data di realizzazione. Il nuovo marchio a tutela del cliente, gestito dal consorzio Promovetro con il sostegno della Regione Veneto e della Camera di Commercio Delta lagunare, verrà applicato da settembre.

Foto vetro di Murano