Troppo facile accreditare all’attività del governo i (pochi) risultati positivi in campo economico e addebitare alle cattive condizioni internazionali le (troppe) situazioni insoddisfacenti di questi ultimi due anni, così come sta facendo la coppia RenziPadoan alla guida della strategia economica tricolore.

Gli osservatori più accreditati avevano stimato per lo scorso anno una crescita per l’Italia attorno allo 0,6-0,7 per cento, legata all’innovazione nella politica monetaria della Banca centrale europea di Mario Draghi, il cosiddetto quantitative easing, al crollo del petrolio che implicava costi minori per imprese e famiglie, e ai milioni di visitatori per l’Expo di Milano: da soli questi fattori avrebbero dovuto portare, a giudizio di osservatori ed economisti, a un aumento della ricchezza prodotta dal paese pari a tre quarti di punto percentuale.  I più fiduciosi, come il Centro studi di Confindustria, avevano azzardato un aumento superiore al 2 per cento. L’incremento si è arenato sullo 0,7%, ma è quantomeno sospetto assegnare alla politica governativa il pur modesto incremento del Pil rispetto alle aspettative e alle favorevoli condizioni generali.

Allo stesso modo, i deludenti risultati che si stanno registrando nel 2016 sono solo in parte legati alle condizioni internazionali o ai fattori eccezionali: le stime dell’esecutivo si sono rivelate ancora una volta sbagliate e sono state corrette ieri con l’aggiornamento del Def.  La crescita è inferiore al previsto, il deficit aumenta più delle aspettative, il debito rischia di esplodere e solo l’ombrello della Bce scongiura, per ora, l’attacco ai Btp. Proprio i mercati finanziari misurano le difficoltà italiane: l’indice delle società più capitalizzate di Piazza Affari ha perduto nel 2016 all’incirca un quinto del suo valore e resta impantanato a poco più di un terzo del valore di una decina di anni fa, mentre Wall Street ha toccato i massimi storici nelle ultime settimane e Francoforte o Parigi  hanno recuperato buona parte di quanto lasciato per strada con la prima, grande crisi del terzo millennio. Il riscatto è ancora lontano.