Ci ha lasciato Luigi Rapini, detto Gigi. Aveva 89 anni e, magari, i giovani e giovanissimi appassionati di basket non lo ricorderanno. Però se in Italia abbiamo avuto fior di campioni nel ruolo di pivot, lo devo proprio a lui, a Gigi Rapini che era alto 190 centimetri per 88 chili.

Il primo vero centro della pallacanestro italiana, il primo a utilizzare sistematicamente l’area, il primo a introdurre, nel nostro campionato, l’uncino. Prima di Gigi c’erano solo tiri fronte a canestro, lui, nel Natale del 1942, durante un torneo internazionale a Nizza, imparò il movimento da un avversario francese. Provato e riprovato il movimento, lo ripropose in Italia.

Verrebbe da dire movimento vincente perché Gigi, che prese parte anche a due edizioni dei Giochi Olimpici, Londra ed Helsinki, vinse cinque scudetti con la Virtus. Nessuno come lui, fino ai giorni nostri. Augusto Binelli, un altro centro, l0 ha emulato ma non superato. Questo perché Gigi non solo ha fatto la storia, ma l’ha pure scritta.

Tantissimi record per lui: oltre ai cinque scudetti con la V nera, l’esordio giovanissimo, in serie A, ad appena 17 anni. E poi, in centinaia e centinaia di partite, una sola uscita dal campo per cinque falli.

Segno di intelligenza e correttezza: Gigi sapeva gestirsi nel migliore dei modi – “uscire dal campo mi scocciava un po’”, disse quando la testa di capelli era diventata canuta -, sapeva conquistare il rispetto degli avversari e degli arbitri.

Una perdita per la pallacanestro italiana perché per personaggi di tale spessore c’è solo da imparare. Sempre, anche quando smettono di giocare.

Una perdita per la famiglia, il figlio Andrea e i quattro nipoti, Alessandro, Alessia, Lorenzo, Francesco.

Una perdita per la città di Bologna: ciao grandissimo Gigi.