Dopo il pareggio tra Bologna e Milan, 3-3, a fine settembre, ci permettemmo di sollevare qualche perplessità sulle certezze di Massimiliano Allegri. Dubbi “documentati” dalla consistenza di una squadra che ci lasciava non poche perplessità. Non ci sono più Nocerino, Matri e Niang, sono arrivati Taarabt, Rami (l’unico che forse può avere davvero un futuro all’interno del gruppo) e Honda: ma non è che la situazione sia poi cambiata di molto.

Alla luce dell’esonero di Massimiliano Allegri, dell’arrivo di Clarence Seedorf e dei continui cambi di obiettivi di Adriano Galliani, vale la pena di rileggersi il tutto. Balotelli è un po’ più attento ai cartellini rossi, meno ai gialli e sempre più incline alle scenate isteriche. Pazzini non ha lo stesso talento, fa il Pazzo quando scena, ma non fa – passateci la battuta – scenate da pazzo come il signor Mario…

Due giudizi da rivedere e altrettanti giocatori ai quali chiedere scusa per la topica: Poli e Kakà, ai quali va riconosciuto di metterci sempre almeno il cuore e il carattere. Caratteristiche che fanno difetto, dati alla mano, proprio al signor Mario

 

“A Natale, la classifica sarà diversa”. Massimiliano Allegri, nel cuore del Dall’Ara, dispensa le sue certezze. Gli va dato atto delle tante assenze (Balotelli per squalifica, Montolivo, Kakà, El Shaarawy e De Sciglio per infortunio), ma resta, crediamo, inspiegabile questo ottimismo. anche in prospettiva futura

E dovrebbe essere proprio l’amministratore delegato rossonero, Adriano Galliani, sempre così attento ai numeri, a far riflettere il suo allenatore sullo spessore della squadra che è stata assemblata in estate (quanto manca la fisicità di uno come Boateng, tanto per fare un nome)

I numeri? Dieci gol incassati in cinque partite danno una media di due reti al passivo ogni novanta minuti. Una vittoria in cinque gare è pari alla percentuale del 20 per cento. Due sconfitte in cinque gare (con due pareggi ottenuti negli ultimi cinque minuti) rappresentano il 40 per cento, che parametrate su 85 minuti di gioco salirebbero addirittura all’80 per cento.

Da record, per ora, ci sono le tre giornate (di squalifica) di Balotelli.

Perché la fiducia di Massimiliano Allegri ci lascia perplessi? Detto che l’allenatore fa bene a dispensare fiducia (aumenta l’autostima del gruppo) ecco i tanti punti che sollevano quantomeno dei dubbi.

1. Abbiati e la sindrome del primo palo. Dopo il gol di Higuain, sul suo palo, eccone subito un altro, per il capitano rossonero, il primo di Laxalt. Se l’uruguaiano avesse infilato l’angolino lontano nulla da dire, ma solo da applaudire. Ma un gol così è evitabile. Come quello di Higuain di domenica sera.

2. Abate. Fortissima in fase propulsiva. Nelle diagonali difensive e negli accoppiamenti in area (secondo gol di Laxalt) in preda a ripetute amnesie. E guarda caso tutti i gol subiti dal Milan, ieri sera, sono nati sulla fascia difensiva destra. Quella del biondo laterale della Nazionale.

3. Coppia centrale. Mexes e Zapata sono prestanti, ma non  è pensabile che la manovra possa partire da loro e infatti…

4. Costant ed Emanuelson. Il primo, dopo l’uscita di scena con il Sassuolo, si fa notare più per le proteste che per le azioni in campo, il secondo ha perso smalto.

5. Poli. Bravissimo negli ultimi sedici metri, quando può andare al tiro. Ma bisogna essere, a metà campo, anche propositivi e propulsivi. Se non ha il pallone tra i piedi scompare di scena.

6. Nocerino: Christodoulopoulos lo ubriaca con un paio di finte e lo mette seduto. I casi Nocerino e Robinho (ecco un altro che si fa notare più per le braccia allargate in segno di protesta che per giocate vincenti) sono simili. Erano perfetti come cavalieri  serventi di Ibrahimovic. Al fianco dello svedese valevano duecento volte tanto, correvano, segnavano, regalavano entusiasmo e sorrisi. Senza il totem Ibra perdono forza e utilità.

7. Niang. Forza fisica straordinaria, un pizzico di supponenza francese. Gol in campionato? Zero: ci sarà un motivo se non inquadra mai la porta. Quale sarebbe allora la sua utilità? E poi anche lui tende a protestare troppo.

8. Matri. Giocatore più di quantità che di qualità. Generosissimo, torna spesso in difesa, aiuta, si fa vedere. Cerca l’uno-due. L’ideale per i compagni. Manca di qualità in zona gol e le sue medie di realizzazioni, anche in passato, non sono mai state eccezionali. Non può essere lui l’uomo della Provvidenza.

9. Balotelli. Bello, bellissimo. Dotato e di talento e lo sa. Però il carattere non cambia: litiga con tutto e con tutti. Psicologi, compagni: tutti gli aiuti che volete. Ma se non si convince lui, è assolutamente inutile.

10. Kakà. Appena arrivato fa subito crac. Strano che al Milan, sempre così attenti alla storia e al numero di successi in Coppa dei Campioni abbiano dimenticato come fu il ritorno di Shevchenko, un altro figliol prodigo (e un tempo prodigio). Stagione anonima, per Sheva, e niente gol.

11. Il gioco. Il Milan crea occasioni, certo, ma a  centrocampo, senza il metronomo Montolivo, mancano le illuminazioni. E non ci possono pensare né De Jong (libero aggiunto) né Muntari, sempre troppo farraginoso.

Ps. Non possiamo però ignorare un aspetto. A Bologna, un anno fa, era la seconda di campionato, El Shaarawy era parso un oggetto misterioso. Da lì sarebbe partita l’esplosione del Faraone.

Vuoi vedere che Max ha ragione e smonta, uno dopo l’altro, gli undici dubbi che abbiamo accumulato, ieri sera, al Dall’Ara?