“I tifosi hanno la memoria corta”, è la tesi difensiva di Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, per respingere al mittente le accuse degli ultime tempi.

Premessa: non ci piace la caccia all’uomo di questo periodo. Anche perché, se il Milan ha smesso di comprare o ha deciso di sposare la linea del risparmio, le responsabilità non possono essere certo imputate all’amministratore delegato rossonero.

Ma una dote che apprezziamo, da sempre, è la coerenza. E la memoria non è qualcosa che possa essere utilizzata a piacimento. O la si utilizza sempre – e noi siamo per questa strada – o, per coerenza, non la si invoca mai.

Sicuramente il Milan ha vinto tanto. I tifosi dovrebbero ricordarselo. Ma dov’era, il Milan, pochi mesi fa, quando dimenticò quello che Massimo Ambrosini aveva fatto in tanti anni di onorata carriera? Dimenticato e lasciato andare come un ferro vecchio. Chi è che ha la memoria corta in questa occasione?

Che dire di Pirlo? Aveva le chiavi del centrocampo rossonero: lasciato andare alla Juventus dove, guarda caso, ha continuato a vincere.

Chi ha esaltato l’acquisto di Matri, in estate, quasi l’ex juventino fosse la panacea di tutti i mali?

I tifosi devono ricordarsi dei tanti successi del Milan. Ma i dirigenti che sbagliano (sbagliare si può, è chiaro, basta ammetterlo e assumersi certe responsabilità) dovrebbero quantomeno avere il coraggio di alzare la mano.

Senza dimenticare, poi che, se la memoria non ci inganna, qualcuno aveva promesso che Thiago Silva non si sarebbe mosso da Milanello. Se la memoria non ci inganna, ora gioca a Parigi.