Ci mancava solo lui, Fantantonio. Avevamo lasciato l’Italia con l’incapacità di Mario Balotelli di ammettere di avere sbagliato (l’eliminazione non è solo colpa sua, ma l’attaccante del Milan ci ha messo lo zampino). Poi le scuse (presunte) a Prandelli e la smentita decisa di Mino Raiola, il suo procuratore “Mario non ha chiesto scusa a nessuno”. Come se la mancanza di scuse fosse un titolo di merito. Al coro (stonato) ci mancava solo lui, Antonio Cassano. Che replica a muso duro a qualche considerazione di Buffon sulla fragilità dei giovani azzurri in Nazionale. Poi, come se fosse un tiro al volo, ecco la prodezza di Fantantonio, “Mi sembra che nella partita che l’Italia ha vinto, Gigi non ci fosse”.

Il dato statistico è inequivocabile. Qui si discute il buon gusto e, soprattutto, la coerenza. Nel 2006 quando l’Italia vinceva il Mondiale Fantantonio non c’era. Di più, dando un’occhiata alle statistiche di questo Mondiale si scopre che nell’unica partita vinta dall’Italia, contro l’Inghilterra, non c’era Fantantonio. C’era, al contrario, nelle altre due. Ingresso in corsa (si fa per dire) e l’Italia che perde. E se con la Costa Rica, Antonio entra già con il risultato negativo, con l’Uruguay è ancora 0-0- Entra Fantantonio e l’Italia che fa? Perde. Colpa sua? Assolutamente no.

In questo contesto, come già avevamo detto per Balotelli, non si cercano colpevoli e responsabilità. Ma un pizzico di buon senso, sì. E Fantantonio che fa? Entra a piedi uniti su Buffon. Pare sia lo stile della casa, sempre statistiche alla mano. Vi ricordate qualche discussione con Totti ai tempi della Roma? Francesco può essere simpatico o antipatico, ma numeri alla mano fa parte della storia del calcio italiano. E il rapporto con il presidente della Sampdoria Garrone? Fantantonio lascia Genova con stile…

Lasciamo perdere Madrid – dove non è che abbia spopolato -, vi ricordate il Milan? Sembrava dovesse essere casa sua. Vinse uno scudetto di rincorsa, ebbe un serio problema di salute. Il Milan lo curò e lo aspettò. Per tutta risposta, al primo accenno di ridimensionamento del bugdet Cassano fece di tutto per andare all’Inter. Una stagione in nerazzurro, la certezza di restare e il dissidio a distanza con Mazzarri. Sempre colpa degli altri, ovviamente.

Buffon come Totti, può essere simpatico o antipatico. Ma qualcosa, in carriera, da protagonista assoluto ha vinto. Antonio Cassano ha vinto, sì, ma non in proporzione al suo talento. Straordinario, eccezionale, capace di vincere una partita da solo. Anzi, qualche partita. Tante partite. Ma per un campionato, una coppa o un altro trofeo ci vuole continuità. Ci vogliono giocatori che sappiano stare all’interno di un gruppo, senza essere dei soldatini (scusate, avevamo dimenticato anche la polemica a distanza con Conte).

Se servono giocatori del genere, evitate di citofonare Cassano.