La settimana di Beli, al secolo Marco Belinelli. Lo vedremo come giurato al concorso legato a Miss Italia, lo vedremo in carne e ossa da queste parti, senza scomodare video o televisori. In realtà vedere Marco non è difficile: basta andare nella sua San Giovanni in Persiceto e avvicinarsi, con un pizzico di discrezione, nella palestra principale. La stagione Nba non è ancora partita, ma Marco, che ha trascorso una stagione sudando e sbuffando in palestra, vuol farsi trovare pronto da coach Gregg Popovich.
Adesso, però, è arrivato il momento della raccolta: primo italiano a vincere la gara del tiro da tre all’All Star Game di New Orleans e primo italiano (soprattutto) a vincere il titolo Nba, Beli sarà premiato dai “suoi”. In attesa che alla prima uscita ufficiale gli venga consegnato l’anello – il segno del comando e del trionfo – Marco sarà festeggiato a Bologna, mercoledì prossimo, con la consegna del Nettuno d’Oro. Un riconoscimento che l’amministrazione delle Due Torri assegna ai suoi figli più illustri. E Marco, che è cresciuto cestisticamente tra via dell’Arcoveggio (Virtus) e la palestra Furla di via San Felice (Fortitudo), Bologna la conosce bene.
La conosce così bene che, quando si trattò di scegliere, nel 2003, dopo la sparizione della Virtus, non ebbe dubbi. Rimase qua (Fortitudo), perché aveva solo 17 anni, perché voleva crescere con l’affetto di mamma Iole e papà Daniele (senza dimenticare i fratelli Enrico e Umberto), perché non voleva rinunciare alle sue amicizie, prima del grande salto che, quattro anni dopo, lo avrebbe portato nella Nba, prima scelta dei Golden State Warriors.
Nettuno d’Oro dall’amministrazione comunale di Bologna, in quest’ultimo periodo (diciamo da quando allo sport c’è l’assessore Luca Rizzo Nervo) più attenta alle eccellenze del mondo sportivo. Più consapevole che certi personaggi (mercoledì prossimo Marco, in precedenza Martina Grimaldi) sono delle figure che vanno esaltate, perché rappresentano il volto buono (e vincente) di Bologna. Il giorno dopo la festa del suo paese, in testa il sindaco Renato Mazzuca, che gli conferirà il Pesco d’Oro.
Tante feste e quel che piace del personaggio (ultimamente abbiamo visto delle magliette con scritte inequivocabili: + Belinelli, -Balotelli) è che non ha mai perso di vista i suoi obiettivi, i suoi sogni. Coronati con uno stile di vita assolutamente tranquillo. Perché la differenza tra il Marco del 2003 e quello odierno è assolutamente minima. Sicuramente ha spalle più grosse (s’è allenatore tanto), ha messo su una barba importante, e ha pure un capello bianco (“tutta esperienza”, disse ridendo quando gli facemmo notare il particolare in occasione dell’ultima visita a il Resto del Carlino). Ma come atteggiamento non è cambiato. Potrebbe fare la star, potrebbe fare le bizze (quanti ne vediamo oggi?), lui no. Seguito da Elisa Guarnieri, che cura la sua immagine, da mamma e papà – che continuano a ritagliare gli articoli che riguardano Marco come quando, sedicenne, esordì in serie A – e dai fratelli non è cambiato. Ecco perché i riconoscimenti, in questi casi, valgono doppio. Perché premiano non solo il talento, ma anche il carattere. E, lasciatecelo dire, anche l’intelligenza e la maturità di un ragazzo straordinario chiamato Marco Belinelli.