Uno spettacolo. Sì, Marco Belinelli, giovedì, a San Giovanni in Persiceto sarà uno spettacolo. Non tanto perché sfoggerà il tatuaggio del Larry O’Brien Trophy – attenzione, dopo aver impresso anche le date di nascita dei genitori sull’avanbraccio sinistro Marco sta ipotizzando un’altra immagine – e nemmeno perché, magari, sfiderà qualche giovane nel tiro della gara da tre punti.
Marco darà spettacolo perché, siamo pronti a scommettere in merito, conoscerà uno per uno (almeno di vista) tutti i partecipanti alla sua festa che culminerà con la consegna del Pesco d’Oro da parte del sindaco Renato Mazzuca, affiancato per l’occasione del consigliere con delega allo sport, Sergio Vanelli.
Marco conosce profondamente il suo paese. Lo conosce così bene da continuare a frequentare, con lo stesso entusiasmo, bar, ristoranti, pasticcerie. Dove trova gli amici di sempre, tra questi Gianluca Lodini (che Marco ha pubblicamente ringraziato in occasione della conferenza stampa), dove conosce nuovi amici. Tutti profondamente legati al territorio.
La presentazione della festa di Marco a San Giovanni e soprattutto le parole del sindaco di Sangio, Renato Mazzuca, hanno spinto i presenti a fare qualche piccola associazione di idee. C’è stato una sorta di “convitato di pietra” per tutta la conferenza.
Marco, il campione che è rimasto se stesso. Marco che usa parole moderate, che non cerca pubblicità a tutti i costi. Che non si nasconde quando gli chiedono un autografo o una foto. Ma che, al contrario, ha un sorriso e una buona parola per tutti. Perché Marco, lo ripete spesso, sa di essere fortunato, sa di aver coronato un sogno. Sa di dover essere un modello e un esempio per migliaia di giovani che si avvicinano allo sport. E che hanno bisogno di esempi positivi.
E allora ecco Marco che non guida una Ferrari testa rossa, ecco Marco che non si fa biondo e non cambia cresta ogni settimana. Ecco Marco che non viene espulso dal campo, non litiga con i compagni, non discute animatamente con gli arbitri. Marco che non si sente un fenomeno, non compra nemmeno una villa con piscina e non ci pensa nemmeno a sistemare una piazzola per l’atterraggio degli elicotteri davanti alla porta di casa.
Marco non fa tutto questo e, al contrario, vince e convince. Il convitato di pietra è pure lui un Nazionale (ora in disgrazia con il nuovo ct del pallone…), ha quattro anni in meno di Marco ma insieme colpi di gran classe che ne fanno, potenzialmente, un campione straordinario, continua ad accumulare pericolosi passi indietro.
Convitato di pietra o meno, Marco Belinelli è l’esempio da seguire, sempre. Viva Marco, viva Re Bertoldo e un modo gioiosamente tranquillo di vivere la giovinezza. Senza colpi di testa, senza eccessi. Ma divertendosi comunque. Senza arrivare un giorno, probabilmente, a rimpiangere di aver buttato al vento tante occasioni. A Marco non succederà. Le occasioni le prende al volo. Le sa aspettare. Sa sgobbare duro per arrivare in alto. Un esempio per tutti noi. Lunga vita a Marco Belinelli e ai suoi fratelli, Enrico e Umberto. Lunga vita a mamma Iole e papà Daniele. Lunga vita a Elisa Guarnieri che gestisce l’immagine e i rapporti pubblici di Marco.
Lunga vita a Re Bertoldo che oggi sembra avere proprio la barba e il look del talento di San Giovanni in Persiceto.