“C’è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai”. E’ uno stralcio di un brano di Antonello Venditti intitolato “In questo mondo di ladri”. Il titolo è alquanto fuorviante perché l’immagine, del gruppo di amici che non si arrendono mai, è dedicata a Marco Belinelli e ai suoi fedelissimi. Non ci sono ladri, non ci sono politici. C’è solo una storia d’amicizia. Vera e duratura.
Quindi subito al bando (precisazione doverosa) qualsiasi considerazione politica: estraiamo quella frase dal contesto nel quale fu pronunciata e cantata da Venditti e prendiamola solo per quello che significa alla lettera. E pensiamo solo al gruppo di amici che non si arrendono mai. Sono, appunto, Marco Belinelli e i ragazzi con i quali è cresciuto. I ragazzi del 1986. L’altro giorno, nella Cappella Farnese, in seconda fila, ce n’erano due, silenziosi e timidi. Marco Barbieri e Michele Serra. Giocavano a basket con Marco, giocavano insieme nelle giovanili della Virtus. Gioca ancora Marco (e vince), giocano ancora loro (e vincono).
Però le carriere si sono divise, perché Marco è finito nella Nba, Marco Barbieri e Michele Serra no. Giocano in altre categorie. Non ci fosse stato qualcosa di vero e di solido, nel loro rapporto, non si sarebbero più visti né sentiti. Invece l’altra sera in Cappella Farnese e l’indomani nella piazza del Popolo, nel cuore di San Giovanni in Persiceto, c’erano Marco Belinelli, Marco Barbieri e Michele Serra. Con il sorriso sulle labbra, con la gioia nel cuore. Apparentemente facile per Beli, che ha vinto e viene celebrato. Forse più difficile per Barbieri e Serra. E invece no. La lezione di basket e di vita che viene da questi ragazzi è assolutamente straordinaria. E, forse, la commozione provata da Beli era legata sicuramente alle immagini dei trionfi e alle parole pronunciate dal suo antico maestro, Marco Sanguettoli, ma anche dalla presenza dei suoi amici.
Amicizia vera, genuinità che, magari, si potesse tagliare a fette, e spargere un po’ più in giro. La storia di Marco Belinelli si arricchisce di un altro emozionante e suggestivo capitolo. L’idea del ragazzo che ce l’ha fatta, che ha tenuto duro contro tutto e contro tutti, lascia spazio anche a qualcosa che è persino più rivoluzionaria. Marco ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta due volte, perché ha vinto ed è restato se stesso. Marco, Marco e Michele: insieme, con tanti altri (non ce ne vogliano gli altri ragazzi, amici del Beli, che non si trovano nominati in queste poche righe). Una lezione bellissima. Una lezione di vita. Il basket guarda in alto, il basket guarda oltre. Grazie a Marco Belinelli, Marco Barbieri e Michele Serra.