Orgoglio italico? Sano patriottismo? C’è un po’ di tutto. C’è anche lo stupore dell’uomo della strada che davanti alla tivù segue un importante programma. E accanto all’uomo più famoso del mondo riconosce l’amico, il vicino di casa, il ragazzo cresciuto nella porta accanto.
C’è tutto questo in Marco Stefano Belinelli, nato a San Giovanni in Persiceto, cresciuto cestisticamente a Bologna e divenuto campione Nba con la maglia dei San Antoni Spurs, la squadra più divertente degli ultimi anni. Il percorso (straordinario) di Marco tocca un altro picco. Va alla Casa Bianca, Marco, perché è tradizione che la squadra campione Nba venga ricevuta, una volta arrivata a Washington, dal presidente degli States.
E il caso (solo la sorte? Marco è uno che lavora e si allena il doppio, sempre e comunque) lo mette, nelle foto di rito, proprio alle spalle di Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti. Ma forse l’idea che sia solo un caso, che Marco sia così vicino a Obama, ci viene tolta dal fatto che Barack, grande appassionato di basket e grande tifoso dei Bulls, dica poi “A Chicago manca uno come Belinelli”.
Non vogliamo addentrarci oltre e peccare di lesa maestà (ha parlato proprio di Beli, non ha mica citato un certo Michael Jordan…), ma Obama si sofferma su Marco. Sul “nostro” Marco. Sul ragazzo cresciuto qua. Che ha saputo aspettare il suo momento, vivendo momenti meno felici, ma sempre credendo in se stesso, nel suo lavoro, nell’affetto e nell’amore di una famiglia che è sempre rimasta al suo fianco.
Ecco, in un momento in cui l’Italia perde posizioni su posizioni, c’è un italiano che viene preso ad esempio. Un uomo solo al comando (anche se non ha la maglia biancoceleste, ricordate un certo Fausto Coppi?), il suo nome è Marco Belinelli.
Il segno di un’Italia che non si arrende. Il segno di uno che sa che, lavorando sodo, in palestra, prima o poi sarà ricompensato. Il segno di un’Italia che sa ancora sognare. E sognando riesce a raggiungere i suoi obiettivi. Marco Belinelli, uno di noi, anche se ha fatto tutto da solo, con il sudore della fronte.
Uno di noi, uno di voi.
Orgoglio, patriottismo, stupore, voglia di rialzarsi. C’è tutto. Intanto una frase molto semplice: “Grazie di tutto Marco Belinelli”.