Bologna di scudetti ne ha vinti tanti. Al punto tale che, senza ombra di dubbio, è una delle città più titolate, per quello che riguarda lo sport, a livello italiano. Dal calcio (anche se uno scudetto manca ormai da 51 anni) alla pallacanestro, dalla pallavolo al baseball (la disciplina più “fresca” da questo punto di vista), dal cricket all’hockey su prato e chissà quanti ne abbiamo dimenticati per strada.
C’è uno scudetto, però, che potrebbe diventare realtà domenica. Uno scudetto speciale, del quale andare particolarmente fieri, perché stiamo parlando di una disciplina conosciutissima, ma in questo caso particolare. La pallacanestro da queste parti è di casa al punto che, anche se l’ultimo titolo tricolore è datato 2005, Bologna resta conosciuta come BasketCity. Manca, però, uno scudetto in carrozzina. Sì, avete capito bene, stiamo parlando del basket in carrozzina. Per la precisione del campionato giovanile under 22 che sabato e domenica si fermerà proprio al PalaDozza. Basta nominare il PalaDozza per capire che si tratta di una cosa seria, in uno scenario assolutamente unico. Final four e, la favorita, è una squadra che risponde al nome di Bradipi. I Bradipi che fanno parte della polisportiva del Circolo Atc Dozza hanno due aspetti particolari, anzi, tre. Lo scorso anno arrivarono secondi, perdendo la finale di soli due punti. In autunno hanno vinto la Supercoppa battendo proprio Roma, che si era presa lo scudetto 2014 e, in questa stagione, non hanno mai perso. Otto partite, otto vittorie. Con altre due…
In barba alla scaramanzia e alla cabala i piccoli Bradipi hanno già detto di voler vincere lo scudetto. Ma lo scudetto può diventare speciale non solo perché sarebbe il primo (di una lunga serie?) ma perché conterrebbe un messaggio rivoluzionario. Si può fare sport ad alto livello anche in carrozzina. Anzi, il termine disabile o diversamente abile dovrebbe essere cancellato. Perché fare canestro è una fatica per tutti. E se realizzare punti in posizione eretta può essere paradossalmente semplice, stando seduti è difficilissimo. Quindi questi giovani – Federico Ventura, Valentin Duduianu, Eugenio Pepoli, Giacomo Forcione, Federico Mancarella (che nel fine settimana non ci sarà perché è pure nazionale di paracanoa) – vanno applauditi, seguiti e coccolati. Perché il messaggio che lanciano contiene tante verità, mille pensieri, altrettante considerazioni. Segnare un canestro in carrozzina è difficile. Vincendo, come sperano tutti i dirigenti dei Bradipi a cominciare dal presidente, Biagio Saldutto (il presidente-ingegnere-pioniere di questa disciplina da queste parti), dimostreranno di poter realizzare qualcosa di speciale, dopo aver solo sognato, qualche anno fa, un evento del genere. Non solo: vincendo spiegheranno al resto del mondo come le barriere peggiori di quelle architettoniche siano quelle mentali, legate ai pregiudizi. All’idea che un disabile (parola che, ripetiamo, ci piace pochissimo anche se è considerata “politicamente corretta”) non possa far altro, se non stare in carrozzina. Oggi, invece, la conferenza stampa di presentazione della final four è risultata uno spettacolo vero e proprio, non solo per i propositi dei Bradipi. Ma per la capacità di ridere e di sdrammatizzare di Biagio, Giacomo e Federico. Per la capacità di ridere su loro stessi, sulla loro disabilità. Un handicap, sulla carta, trasformato in qualcosa dal quale ripartire, con entusiasmo. Perché, giustamente, non si sentono disabili. Si sentono sportivi, a tutti gli effetti. Scudetto o meno, insomma, i Bradipi hanno già vinto qualcosa. Con il loro sorriso, con il loro spirito ci hanno già conquistato. E pensiamo possano fare altrettanto con gli spettatori del PalaDozza. Esserci, sabato e domenica, non è un dovere. Ma esserci, su questo ne siamo sicuri, renderebbe migliore tutti. Noi compresi. Cosa aspettiamo ad andare al PalaDozza? Lo spettacolo è pure gratuito. Non ci sono scuse che tengano.