L’ho definito “pazzo visionario”, ma sia chiaro: il significato di tutto questo non vuole essere assolutamente offensivo. Al contrario: l’attestazione di stima nei confronti di uno che non solo vede lontano, ma ci vede benissimo. Da qualche anno seguo da vicino il mondo del basket in carrozzina. Perché per me non esistono sport di serie A o di serie B. Esistono gli sport e basta. Il basket è una sorta di primo amore e ogni espressione del mondo dei canestri è degna della massima attenzione. Non ricordo il giorno preciso, ma era la seconda metà di ottobre. Ricevo una chiamata dal mio “pusher” di notizie di basket in carrozzina. Massimiliano detto Max Forcione è il mio spacciatore di informazioni. Ha un entusiasmo contagioso e, siccome il mondo è davvero piccolo, un giorno, parlando e guardandoci negli occhi, abbiamo pensato di esserci già visti da qualche parte. Suo figlio Giacomo – uno dei Bradipi – e mia figlia Valentina andavano all’asilo nella stessa sezione della scuola Gida Rossi, a Casteldebole. E Max, oltre che uno stimato tecnico di basket in carrozzina, fa parte dello staff che da alcune stagioni segue i Brapidi.
Il feeling con lui credo, sarebbe esploso lo stesso, indipendentemente dalla prole, perché Max è un sognatore. Ma un sognatore particolare. Perché se immaginare è bello, rimboccarsi le maniche per arrivare lontano, come fa lui, è sinonimo di intelligenza e concretezza.
“Giochiamo la Supercoppa a San Marino – mi dice Max al telefono -. So che non potrai seguirci, ma ti racconterò tutto”.
E l’indomani, appunto, Max mi racconta tutto. La vittoria in Supercoppa, il primo successo nella storia dei giovani Bradipi. Ma Max non si limita a descrivermi un evento appena passato, mi illustra il futuro.
“Quest’anno – incalza – non ce n’è per nessuno. Le vinciamo tutte. E così facendo vinceremo lo scudetto”. Che potessero arrivare alla finale scudetto era nella logica delle cose: finalisti nel 2014 i Bradipi continuavano a crescere. Che le potessero vincere tutte, però, mi sembrava l’esagerazione di un papà, legittimamente orgoglioso, ma forse un leggermente fuori le righe. Chi fa sport sa che la sconfitta fa parte del gioco. Che uno degli aspetti più duri è proprio accettare l’idea che qualcuno sia più bravo o più forte di te.
Ho creduto a Max, ma non fino in fondo. Pensavo che i Bradipi avrebbero potuto vincere il titolo, certo, ma non che avrebbero costruito una stagione pressoché perfetta. Vincendo sempre e dando spettacolo.
Pensate che questa lezione sia bastata? Macché: Max mi aveva anche assicurato che la final four si sarebbe disputata al PalaDozza. Dopo essere stati bruciati sul filo di lana, un paio d’anni fa, quando le finali, nonostante l’impegno dell’assessore allo sport Luca Rizzo Nervo, finirono a Torino, pensavo fosse molto difficile.
Ma Max Forcione, il visionario, mi ha dato un’altra lezione. E adesso, giustamente, lui e i suoi Bradipi si godono, con pieno merito, uno scudetto dal sapore dolcissimo.