Oggi pomeriggio, dalle 18, Marco Belinelli sarà alla libreria Feltrinelli di Piazza Ravegnana 1, a Bologna, per parlare del suo libro Pokerface. Il volume, edito da Baldini&Castoldi e in vendita da inizio mese, sta andando molto bene. Vista l’imminente presentazione (con lui, oggi, oltre all’autore Alessandro Mamoli ci sarà anche il maestro di sempre, Marco Sanguettoli), ho avuto la possibilità di intervistare Marco. Posso dire, senza paura di smentite, di aver cominciato a formulargli domande quando andava ancora all’allenamento in bicicletta. Non per risparmiare ma perché, piuttosto, non aveva l’età per la patente e, probabilmente, nemmeno per il patentino e per la moto.
Prima dell’incontro di questa sera (dimenticavo, un anno fa ho avuto anche l’onore e la fortuna di poter presentare, nella Cappella Farnese, la consegna del Nettuno d’Oro da parte dell’amministrazione comunale di Bologna), abbiamo parlato del libro e di Nba, di BasketCity e di contratti milionari (all’inizio di luglio ha sottoscritto un triennale per complessivi 19,5 milioni di dollari, quello che viene definito contratto della vita). Abbiamo parlato di Nazionale e di Europei.
Sarò sincero: mi aspettavo che, disquisendo sul preolimpico, Marco prima di dire sì (raramente, anzi, quasi mai, ha detto no alla Nazionale), mi parlasse della stagione Nba che lo aspetta. Di 82 partite probabilmente con un minutaggio superiore a quello di San Antonio, alle fatiche da affrontare e all’esigenza, magari, di rifiatare un po’. Perché a marzo compirà trent’anni, perché un atleta deve anche gestire il suo corpo che, di fatto, rappresenta il suo “strumento” di lavoro.
Invece no. Beli è partito in contropiede, deciso, determinato. E ha schiacciato, di potenza, come lui può fare. Non avevo ancora introdotto l’argomento che Beli ha cominciato a parlare di preolimpico, di voglia di andare alle Olimpiadi. Della sua presenza in azzurro, senza se, senza ma, senza forse.
Il contropiede più bello. Marco è un innamorato della pallacanestro, con il pallone tra le mani potrebbe restare per ore, correndo insieme ai compagni. E sottolineo la parola insieme perché proprio agli Europei ha dimostrato quanto sia importante, per lui, il gioco di squadra, l’aver fiducia nei compagni. Atteggiamento da vero leader.
E da vero leader, parlando del preolimpico, ha detto che ci sarà. Perché a lui, che ama la pallacanestro, che sognava di giocare nella Nba (ho persino trovato la prima intervista che rilasciò al Carlino, parlava già dei professionisti a stelle e strisce, e aveva solo sedici anni…), manca solo l’esperienza olimpica. Vuole le Olimpiadi, Marco Belinelli. Vuole esserci e lo ha già detto con largo anticipo. In questo modo dà l’esempio a tutti. E merita un applauso supplementare. Tutti in piedi per Marco Belinelli.