Le Province: analisi sulla scelta della loro eventuale abolizione o conservazione
Innanzi tutto và detto che le Province, sono Enti locali intermedi tra Comuni e Regioni e rappresentano le proprie comunità, ne curano gli interessi, ne promuovono e ne coordinano lo sviluppo.
Innanzi tutto và detto che le Province, sono Enti locali intermedi tra Comuni e Regioni e rappresentano le proprie comunità, ne curano gli interessi, ne promuovono e ne coordinano lo sviluppo.
Questo dal punto di vista teorico. Teorico e non sempre reale poiché purtroppo risultano essere sì enti intermedi, ma che più che integrare e coordinare funzioni di area vasta tendono a intrecciare funzioni e competenze in un'indistricabile ragnatela di interferenze tra diversi enti in una moltiplicazione di interventi e ritardi che agli occhi dei cittadini rivelano tutta la pesantezza della burocrazia italiana nella sua più ossequiosa imponenza. Ed impotenza. Risulta quindi che servirebbe uno snellimento burocratico e normativo rilevante. Questa come premessa. Da qui il tema, oggi pressante, sulla scelta di abolire o no le Province. Chi punta all’abolizione della Province, segue questa ipotesi vedendola come un toccasana sia per l'organizzazione dello Stato che per l'economia: vengono fornite cifre sul risparmio che ne conseguirebbe dell'ordine di 13-16 miliardi di Euro. La realtà però è ben diversa da quanto emerge oggi da una campagna mediatica e propagandistica sul tema svolta senza approfondire effettivamente la questione. Richiamando e riportando infatti i dati ufficiali, emerge che negli ultimi anni, secondo i dati raccolti nella Relazione Unificata sull’economia e sulla finanza pubblica, la spesa è cresciuta del 7% a livello centrale, del 5% a livello regionale e solo del 3,4% per Comuni e Province, perfettamente in linea con la crescita dell’inflazione. Ancora: la Corte dei Conti, nelle sue analisi dei bilanci degli enti locali, ogni anno conferma la virtuosità delle Province, la buona gestione dei bilanci, il contributo al miglioramento della spesa pubblica. Nei bilanci delle Province trovano spazio servizi fondamentali per la vita dei cittadini, spese spesso incomprimibili: tanto per citare alcuni dati, lo scorso anno le Province hanno dedicato alla viabilità, ai trasporti, alla tutela del territorio ed alla protezione dell’ambiente il 42,2% dei loro bilanci, più di 4 miliardi di euro. Per la formazione e l’istruzione dei giovani e per assicurare scuole sicure e accoglienti sono stati investiti oltre 2 miliardi di euro. Quasi 2 miliardi di euro sono stati destinati allo sviluppo dei territori, con aiuti alle industrie e alle piccole e medie imprese, sostegni all’imprenditoria giovanile e femminile, promozione della ricerca e della diffusione delle energie alternative e delle fonti rinnovabili. Quasi 500 milioni di euro sono stati impegnati per la promozione della cultura, del turismo e dello sport e per i servizi sociali. 2 miliardi sono il costo per il personale, che immagino nessuno voglia considerare sopprimibile, mentre per le indennità degli amministratori si spendono 119 milioni di euro; lo 0,84% dei bilanci. In tutto, con i trasferimenti ai comuni e i costi per gli acquisti e per gli investimenti nelle attrezzature, si arriva a 13 miliardi di euro. Allora, come si fa a dire che, cancellando le Province, si avrebbero risparmi di 13 miliardi di euro? 13 miliardi, cioè l’ammontare totale delle spese delle Province; a meno che non si voglia dire che si cancelleranno anche tutti i servizi e gli investimenti delle Province e si licenzia tutto il personale! A ben vedere, pertanto, l'abolizione delle Province porterebbe a risparmiare 119 milioni di Euro. Ciò sarebbe già importante; sennonché va considerata l'importanza che le Province rivestono con amministratori eletti dal popolo. Quanto sia attuabile poi, effettivamente, l'abolizione delle Province resta tutto da dimostrare, sia perché si tratta di modificare la Costituzione sia perché, comunque, le funzioni che queste oggi svolgono le dovranno svolgere altri. Chi svolgerebbe tali funzioni? Le Regioni , forse, che ne hanno già troppe di amministrative che dovrebbero invece trasferire agli Enti Locali ai sensi dell'art. 118 della Costituzione. Le Province a mio avviso invece dovrebbero essere mantenute, riformate se si vuole, rivalutate nelle funzioni che oggi sono svolte da una infinità di altri Enti sovra comunali ad ampio raggio, sopprimendo invece questi. Va, infatti, piuttosto valorizzato il ruolo delle Province come presidio democratico del territorio provinciale: una comunità che si organizza a livello provinciale in tutti i suoi aspetti (economico, sindacale, politico, religioso, associativo…) deve essere governata da un’istituzione democraticamente rappresentativa, attraverso l’elezione diretta del Presidente della provincia e del consiglio provinciale. Concludendo, quindi, un’ulteriore soluzione per contenere i costi e gli sprechi sarebbe i quella di abolire le varie Società e Consorzi (vedi ad esempio i Consorzi di Bonifica) che sono più di uno in ogni Provincia, consorzi vari, comunque tutti gli Enti con funzioni locali sovra comunali, che proliferano presidenti, amministratori, direttori, ecc., per assegnare le relative funzioni proprio alle Province. Si semplificherebbero procedure amministrative, si risparmierebbero senz'altro molti più soldi di quelli che si risparmierebbero con l'abolizione delle Province e vi sarebbe un maggiore coordinamento delle diverse attività sovra comunali. Sul tanto proclamato risparmio derivante dall'abolizione delle Province va semplicemente osservato che un intero Consiglio Provinciale ed un intera Giunta Provinciale “costano meno” dei parlamentari che quella provincia manda a Roma. Sono pur sempre i cittadini che pagano con le tasse i costi anche della loro Provincia, oltre che quelli, ben più pesanti, di uno Stato, ben più lontano: possono quindi meglio giudicare quali siano i livelli di decisione più efficienti, più utili, più efficaci, più economici.