Le Regioni
I compiti della Regione si riferiscono allo sviluppo comunale, economico, sociale e culturale della zona, alla soddisfazione dei bisogni comuni della cittadinanza e al sostegno dello sviluppo dell’economia, dell’agricoltura, dell’artigianato e del turismo
I compiti della Regione si riferiscono allo sviluppo comunale, economico, sociale e culturale della zona, alla soddisfazione dei bisogni comuni della cittadinanza e al sostegno dello sviluppo dell'economia, dell'agricoltura, dell'artigianato e del turismo. Inoltre, la Regione è responsabile per il rafforzamento dell'autonomia locale nei propri Comuni e per il loro equo sviluppo. La Regione deve quindi occuparsi della costruzione e del mantenimento di strutture comunali, energetiche, dei trasporti e altre, di strutture per la scuola, la cultura, la sanità, ecc. È responsabile anche per lo smaltimento dei rifiuti nel proprio territorio. Lo Stato può trasferire alla Regione alcune competenze, soprattutto la tutela dell'ambiente, la gestione del territorio, la tutela delle ricchezze naturali e del retaggio culturale, la gestione delle politiche sociali, del traffico e dei collegamenti viari, dell'approvvigionamento energetico, della tutela sanitaria e sociale, ecc.
Ma a cosa servono veramente le Regioni, oggi, in una Italia che si deve adeguare al contesto normativo-istituzionale imposto dall’Unione Europea? Probabilmente le proposte demagogiche sull’abolizione delle Province o sulla riduzione del “numero” dei parlamentari servono solo a distogliere l’attenzione dai veri sprechi. In Francia, come in altri Stati, non esistono le Regioni ma solo enti territoriali intermedi tra lo Stato centrale e i Comuni. Ad esempio i Dipartimenti francesi sono analoghi alle nostre Province. Così a 150 anni dall’unità d’Italia si preferisce mantenere la più costosa ripartizione territoriale etnico-culturale delle Regioni, con i loro consiglieri che arrivano a costare quanto i parlamentari nazionali e con i più assurdi privilegi fiscali per le autonomie speciali, questi sì causanti un gravissimo ed iniquo carico per l’intera comunità nazionale. Allora anziché abrogare le Province, non sarebbe forse più utile abrogare almeno l’autonomia, ormai anacronistica, delle cinque Regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Friuli Ven. Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta)? Il risparmio economico in questo modo supererebbe di certo il costo di tutte le Province, oltre a ristabilire il principio di uguaglianza sostanziale dei cittadini di tutte le Regioni della Repubblica. In ogni regione c'è una spesa irragionevole. Con l'Italia che vede arretrare il Pil pro capite di cinque punti percentuali, le uscite delle Regioni sono passate da 119 a 209 miliardi di euro (+75,1%).
Davanti a tutti c'è l'Umbria (+143%), poi l'Emilia-Romagna (+125%), la Sicilia (+125,7%), la Basilicata (115,2%), il Piemonte (+91,8%) e la Toscana (+84,6%). Se invece facciamo un salto nel settore sanitario, in nome dell'autonomia regionale, scopriamo che un lombardo deve pagare 21 euro l'anno, un campano 70. Un molisano addirittura 173. E in Sicilia arriviamo a 353. Se tutte le regioni si allineassero alla Lombardia, si risparmierebbero 785 milioni l'anno.
Un altro dato? Nel Lazio, per 250 delibere - la maggior parte sottoposte al parere della Corte dei Conti, sono stati spesi 8,6 milioni di euro. A Bruxelles la sede di rappresentanza del Veneto costa 3,6 milioni di euro. E ancora: la Regione Lazio - oltre alle sedi istituzionali - dispone di 13 fabbricati a uso residenziale e 367 appartamenti. Eppure, spende 20 milioni ulteriori per affittare altri immobili e ha dato il via a lavori di ampliamento della sede della Pisana, costruendo due nuove palazzine. Il costo? Dieci milioni di euro. Infine, il Consiglio regionale del Piemonte ha speso 16,3 milioni di euro per rilevare e ristrutturare l'ex sede torinese del Banco di Sicilia…. Questi solo alcuni esempi di veri e propri sprechi inammissibili soprattutto in questi tempi di crisi che L’Italia sta vivendo.