Visto dall'architetto

Il bisogno di recuperare un rapporto dimenticato con la natura: Costruire con la Terra

Il rapporto tra l’uomo e la terra è di vitale importanza: dai frutti che essa offre nutrendo, ai ripari realizzati con i materiali da essa estratti.

Da sempre viviamo in un  rapporto di profonda necessità tanto materiale quanto spirituale, nei confronti della terra.

Da migliaia di anni l’uomo costruisce edifici in terra, dalle moschee del Mali, agli aggregati urbani del Marocco e di buona parte del Nord Africa, alle strutture ancora esistenti del Nord Europa, fino ai tanti resti ritrovati in molte regioni d’Italia: dai Ladiri Sardi, alle costruzioni in Pisè o in Adobe del Piemonte, in Massone nelle Marche e in Abruzzo, ed ancora in Toscana, Calabria, Basilicata.

In Italia come in parte dell’Europa, almeno fino al dopoguerra, abbiamo continuato ad utilizzare, tra gli altri materiali, la terra per costruire le nostre dimore. L’introduzione di nuove tecniche costruttive e processi lavorativi ha portato l’edilizia moderna a soppiantare definitivamente questo materiale considerandolo obsoleto e sinonimo di povertà ed emarginazione sociale.

Del resto di lì a poco l’Europa avrebbe conosciuto un boom economico senza precedenti.

Oggi l’approccio a tecniche costruttive e materiali antichi è notevolmente cambiato: il bisogno di recuperare un rapporto dimenticato con la natura, l’economicità e la rapidità realizzativa, le grandi proprietà prestazionali, hanno portato ad una sempre crescente riscoperta della terra.

Alle ottime proprietà termiche (inerzia termica) ed acustiche si aggiungono l’igroscopicità, il basso impatto ambientale, la plasticità, la possibilità di riciclo e naturalmente, soprattutto se utilizzata  in autocostruzione, l’economicità.

I risultati sono eccezionali anche dal punto di visto estetico: considerando le differenti colorazioni dei vari strati di argilla spesso utilizzati, le pareti in terra diventano vive e calde sculture in grado di proteggerci ed ospitarci, basti pensare alle recenti architetture di Martin Rauch, Robert Felder, David Olivier, solo per citarne alcuni.

La terra più adatta è quella raccolta oltre i primi 30 cm, ossia quella presente al disotto dello strato di humus. Le caratteristiche fisiche e meccaniche dipendono molto dal tipo di terreno utilizzato e dalle percentuali dei vari elementi che lo costituiscono: ghiaia, sabbia, limo e argilla.

A secondo del tipo di terreno che si trova in loco si adotterà una differente tecnica realizzativa: dalla terra battuta o Pisè, in cui la terra allo stato umido è posta all’interno di casseformi e compattata, all’utilizzo di mattoni pieni in argilla, gli Adobe, compressi manualmente o meccanicamente, fino al più recente e sorprendente sistema costruttivo, il Superadobe, ideato dall’architetto iraniano Nader Khalili nelle sue Eco Dom.

In Italia, data l’elevata sismicità di gran parte del territorio, il tessuto normativo accetta l’uso di questo materiale, considerato ancora inconsueto, solo se estraneo alla struttura portante, ossia come sola tamponatura esterna.

Naturalmente questo non riduce l’interesse in un nuovo e recuperato uso della terra, la sua ecosostenibilità, le sue proprietà fisiche e la sua versatilità sono estremamente importanti.

Con le opportune raccomandazioni e qualche accorgimento tecnico, sapremo riscoprire quanto ormai dimenticato, ma pur sempre nostro: vivere in perfetta sintonia con  madre natura.

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