Visto dall'architetto

Considerazioni sulla figura dell’architetto e sull’architettura oggi

Chi è l’architetto? Che cosa fa l’architetto? Ancora oggi il termine “architetto” non è conosciuto, non capito, confuso.Oggi il termine “architetto” è da noi utilizzato semplicemente per indicare il professionista che elabora progetti per la costruzione o il restauro degli edifici.

Chi è l’architetto? Che cosa fa l’architetto? Ancora oggi il termine “architetto” non è conosciuto, non capito, confuso.

Oggi il termine “architetto” è da noi utilizzato semplicemente per indicare il professionista che elabora progetti per la costruzione o il restauro degli edifici.

Innanzi tutto ricordiamoci che esiste una Direttiva dell’Unione Europea, la 384/85, che definisce i requisiti minimi dei soggetti abilitati alla progettazione di qualunque trasformazione ambientale.

Quali sono questi requisiti? Un corso di studi universitari quinquennale, una specifica preparazione con corsi biennali in storia dell’architettura come in composizione architettonica ed, infine, in urbanistica.

In Italia questi requisiti culturali minimi attualmente appartengono solo alla formazione degli architetti. Se però noi guardiamo con sgomento le migliaia di metri cubi costruiti nella nostra città dalla fine del conflitto mondiale, le migliaia di ettari urbanizzati, le nostre campagne dequalificate o le squallide periferie urbane, dobbiamo essere consapevoli che ciò si è potuto realizzare certamente con regole e politiche territoriali inadeguate, ma dobbiamo anche riconoscere che una causa non rilevante del degrado e dell’assenza di qualità architettonica risiede nel ricorso sistematico, per oltre l’85% dell’edificato, a progettazioni fornite da professionalità prive dei requisiti minimi previsti dalla UE. Sappiamo infatti che dei molti edifici complessi e dei piani regolatori che hanno la patente di ingegneri elettronici, quando non chimici, ed ancora delle intere periferie urbane fatte di modeste costruzioni, in base ad una legge avallante la competenza del geometra per progettare appunto modeste costruzioni con risultato che è un eufemismo definire solo modesto. Ciò ha indubbiamente concorso a dequalificare il paesaggio, ma costituisce anche uno spreco di risorse intellettuali, perché invece l’uso appropriato e pertinente delle competenze del geometra e dei saperi dell’ingegneria sarebbe utilissimi alla qualità delle opere, purché coordinati progettualmente da chi ha almeno la competenza specifica prevista dalla disattesa Direttiva 384. E’ importante, perseguire l’obiettivo di salvaguardare e recuperare i valori delle peculiarità del nostro paesaggio della nostra città. Ma oggi la cultura dell’effimero ha contaminato profondamente l’architettura. Gli edifici del passato volevano durare in eterno perché dovevano, secondo gli artefici, committenti, progettisti, costruttori, trasmettere testimonianza del loro essere stati.

Oggi il potere non vuole o non è interessato a questa rappresentazione; le moderne democrazie occidentali non si servono più di questo tipo di immagine, hanno altri, nuovi, diversi strumenti destinati ad un rapido consumo.

Molti libri di storia dell’arte hanno suddiviso in capitoli distinti la storia delle arti figurative: architettura scultura e pittura. L’architettura era considerata un’arte e nessuno ne dubitava. Oggi, a differenza della pittura e della scultura, non ci si aspetta più che lo sia. Che l’architettura sia un prodotto artistico,non solo non è richiesto, ma è perfino temuto, perché la costruzione della città dovrebbe in tal caso confrontarsi con un parametro che non è commensurabile economicamente, che potrebbe produrre devianze, non solo al mercato immobiliare, ma ai codici di comportamento regolati dalle norme edili. Sarebbe necessario e auspicabile che l’architettura ritornasse ad essere una risorsa per questa nostra città, ma è anche necessario che vada avanti, non deve seguire, non deve rincorrere non deve scendere a compromessi, ma deve anticipare, lo sviluppo.

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