ARCHITETTURE UP-CYCLING
L’up-cycling è una vera e propria mania, alimentata dai consumi spropositati e dall’accumulo di oggetti e relativi incarti; dilaga, perciò, in tanti settori: arte, interior design, moda, hobbistica e, con risultati sorprendenti, anche in architettura.
L’up-cycling è una vera e propria mania, alimentata dai consumi spropositati e dall’accumulo di oggetti e relativi incarti; dilaga, perciò, in tanti settori: arte, interior design, moda, hobbistica e, con risultati sorprendenti, anche in architettura.
I chirurghi dell’up-cycling non sono semplici interior designer, ma artisti che recuperano e riassemblano materiali ed oggetti dalla perduta funzione e alla ricerca di una nuova identità. Guardiamo, abbandoniamo e dimentichiamo con indifferenza oggetti che, dopo essere stati comperati e brevemente usati risultano, tutt’ ad un tratto e a volte senza ragione, declassati a materiale di scarto.
Bidoni, sedie e poltrone, vecchie biciclette, contenitori e bottiglie di plastica, carta e portoni di legno: potremmo trovarli vicino ai cassonetti delle nostre città, nel salotto o su qualche rivista patinata di interior design.
Questi oggetti, che si sono rifatti una vita e ritrovano un uso, sono stati sottoposti a dure operazioni di up-cycling, detto anche ‘riciclo creativo’: prendi un oggetto o materiale dallo scarso valore o nessun utilizzo e con la fantasia, poesia o creatività puoi dargli un senso, un valore aggiunto e allungargli anche la vita.
Karachi ne è un esempio: la città del Pakistan produce diecimila tonnellate di spazzatura ogni giorno, una montagna che rischia di soffocare il paese. Per questo una intraprendente signora ha ideato un sistema economico e intelligente per utilizzare i rifiuti secchi puliti: li tritura e li usa per costruire dei mattoni."E un sistema modulare, resiste alle intemperie, è a basso costo, bastano 4-5 ore per realizzare una casa di due piani, serve solo un pezzo di terra libero e il gioco è fatto!" spiega Nargis Latif. Il progetto Gul Bahao è realizzato in collaborazione con molte aziende locali che triturano i rifiuti puliti invece che gettarli via. Le case costruite in questo modo sono servite anche in occasione di disastri naturali, come terremoti o tempeste.
Ma Karachi è solo una delle tante realtà ormai presenti: I monaci buddisti ad esempio, da tempo noti per la loro pazienza e diligenza, in Thailandia hanno realizzato di recente un intero tempio di bottiglie di birra usate. Questi santi uomini hanno infatti raccolto un milione di bottiglie di Heineken verde e di birra Chang per il loro tempio Wat Pa Maha Chedi Kaew che è completo di servizi igienici e di un forno crematorio.
Analogamente per i bancali in legno utilizzati per il trasporto delle merci. Questi hanno solitamente un’unica destinazione: la discarica. Fortunatamente alcuni progettisti hanno pensato di recuperarli e di riutilizzarli per la costruzione di abitazioni più resistenti di quanto si possa pensare. Il loro legno può essere recuperato anche per costruire mobili ed altre strutture interne alle case.
D’altro canto le aziende dovrebbero considerare l’impatto ambientale del prodotto sul mondo (valutazione del ciclo di vita LCA) e tra le strategie di marketing da adottare aggiungere il riciclo (perché no, ricreativo) per reinserirlo sul mercato. L’oggetto in sé può offrire molto più del prodotto che usiamo e per cui è stato creato.
Con un po’ di coraggio lungimiranza e creatività diventa così possibile prolungare la fase di crescita e maturità degli oggetti realizzati dal mercato producendo e consumando meno nell’ottica di una decrescita serena, convertendosi al business sostenibile, ultima frontiera possibile all’interno di un contesto ambientale enormemente depauperato e ormai privo di risorse.