Visto dall'architetto

Cantieri incompiuti

La “new-town” della Bolognina ha subito una battuta d'arresto: cantieri fermi per lungo tempo e acquirenti degli alloggi in grosse difficoltà. Motivo principale? Si attendeva un prestito da parte dell’Unicredit che tardava ad arrivare quindi questa volta si è inceppato il sistema privato.

Intanto, di cosa si tratta? E’ un complesso completamente realizzato in travertino, si eleva nel margine sud del quartiere sulla parte retrostante della nuova sede del Comune di Bologna, un luogo ben riconoscibile di transizione tra la zona della stazione ferroviaria e il resto degli spazi, residenziali e verdi, dell'ex mercato. E’ stato progettato dallo studio tedesco JSWD, vincitore del concorso europeo per questo lotto, è dedicato a funzioni direzionali e residenziali ed è stato acquistato da Illumia, la società che opera nel settore energetico. La sua hall interna, davvero ampia e luminosa, è alta più di 14 metri.
Un progetto che, al di la’ dell’impatto estetico più o meno accettabile, riassume in sé una serie di elementi importanti e di scelte progettuali, architettoniche e impiantistiche interessanti oltre al fatto di porre attenzione a fattori sociali. Nel progetto sono stati infatti inseriti appartamenti anche in edilizia convenzionata, risparmio energetico, un parco, una piazza coperta, un poliambulatorio, una palestra, uno studentato e una centrale di rigenerazione. Queste sono alcune delle caratteristiche della “new town” della Bolognina. Il problema è appunto quello legato alla battuta d'arresto, situazione che ha preoccupato fortemente i futuri inquilini. E’ mancata la liquidità, il Comune aveva già stanziato i fondi, ma il Consorzio basato sull'azienda Valdadige (azienda edile veronese) pur avendo già fatto tutto in verità, gare per verde, strade, illuminazione, non possiedeva tutte le risorse e, smettendo di pagare i fornitori, i lavori si sono fermati. Bastava passare in adiacenza al cantiere per verificare infatti che tutta l'area era immersa in un silenzio irreale.
E’ quindi il sistema privato che si è inceppato perchè il Comune e la Regione hanno concesso le risorse per la costruzione di un poliambulatorio, e altri 5 milioni sono arrivati per la costruzione delle strade.
Il problema sembra dettato dal fatto che Valdadige pur sapendo già a priori delle difficoltà ha convocato ugualmente i futuri inquilini assicurando la consegna degli alloggi a marzo. Fatto evidentemente ampiamente disatteso.
Nonostante tutto, il 16 aprile è stato effettuato un importante incontro in cui si è confermata la riapertura dei cantieri della “Trilogia Navile”. Con un accordo appena firmato, Banco Popolare di Verona e Unicredit hanno concesso denaro alla Valdadige. I lavori su alcuni lotti sono ripartiti il 16 aprile . Il nuovo termine fine lavori è slittato a settembre 2014. La somma finale erogata dalle banche non dovrebbe essere lontana dai 22 milioni di euro.

Soddisfatte le circa 80 famiglie che hanno acquistato altrettanti appartamenti e temevano che la battuta d’arresto prolungata li avrebbe costretti a vivere in un eterno cantiere.
Sembrerebbe quindi un “lieto epilogo”. Ma sorgono una serie di domande: una situazione del genere non genera dubbi sulla gestione organizzativa o quanto meno di pianificazione economica che dovrebbe essere ben più attenta soprattutto in riferimento all’estrema rilevanza di tali interventi? Come è pensabile al di là dei possibili, ma comunque controllabili ”rischi di impresa”, trovarsi in una situazione di stallo così ingestibile e preoccupante? Non ci si dovrebbe interrogare sulla necessità di una pianificazione economica e finanziaria decisamente più attenta e responsabile? Questi sono alcuni degli interrogativi che sarebbe giusto porsi per evitare ulteriori situazioni altrettanto anomale.
E’ un problema tutto “italiano” legato ad una errata gestione e pianificazione o è un problema presente anche in altre Nazioni della Comunità europea?

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