Riqualificazione energetica degli edifici
Le nostre case possono essere comode e sicure, ben isolate e correttamente soleggiate oppure possono essere scomode e dispendiose, troppo calde d’estate o fredde in inverno; possono contribuire a migliorare la nostra qualità di vita o, al contrario, pesare significativamente sulla spesa familiare per raggiungere minimi livelli di benessere e contribuire enormemente all’inquinamento urbano determinato dagli impianti di riscaldamento, che bruciano combustibili fossili.
Le nostre case possono essere comode e sicure, ben isolate e correttamente soleggiate oppure possono essere scomode e dispendiose, troppo calde d’estate o fredde in inverno; possono contribuire a migliorare la nostra qualità di vita o, al contrario, pesare significativamente sulla spesa familiare per raggiungere minimi livelli di benessere e contribuire enormemente all’inquinamento urbano determinato dagli impianti di riscaldamento, che bruciano combustibili fossili.
L’innovazione ambientale rappresenta la via più interessante e utile per risollevare il settore immobiliare e dell’edilizia nel suo complesso, grazie alle notevoli opportunità che offre anche in termini occupazionali ed economici.
Ci sono anche alcune tecnologie che vengono in aiuto: ad esempio la termografia,ovvero una sorta di radiografia a colori che consente di capire come sono costruiti gli edifici sotto il profilo dell’isolamento termico, e quindi di svelare la qualità o meno degli edifici in cui viviamo o lavoriamo.
Uno strumento nuovo al quale ricorre Legambiente con un obiettivo semplice e preciso: mostrare i vantaggi degli edifici ben costruiti e gli svantaggi di quelli costruiti in modo scorretto.
Non esiste, oggi, alcuna ragione, economica o tecnica, che impedisca di realizzare esclusivamente edifici di classe A che,col contributo di pannelli solari termici o fotovoltaici, odi altri impianti alimentati da fonti rinnovabili azzerano sostanzialmente la spesa delle famiglie legata all’energia.
Sono oramai migliaia gli edifici certificati in Classe A in cui l’incidenza sul costo di costruzione rispetto a un edificio tradizionale varia dal 5 al 10%.
Il risparmio in termini di risorse energetiche conseguente all’efficientamento del patrimonio edilizio esistente, oltre a migliorare la qualità della vita di chi ci abita, porta ad indubbi vantaggi sulla qualità dell’aria delle città, con un minor utilizzo di energia per il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo.
Sono stati esaminati 500 immobili in 47 città d’Italia, tra cui Bologna, Modena e Rimini: i risultati delle termografie effettuate su questi capoluoghi di provincia dimostrano come negli anni, anche recenti, sia stata posta pochissima attenzione alla costruzione di edifici energeticamenteefficienti.
In Emilia Romagna, come in tante altre regioni del nostro paese, molti edifici realizzati negli ultimi 10 anni sono già obsoleti e rischiano una rapida svalutazione.
Per questo è indispensabile che l’Emilia Romagna si doti di una norma regionale contro il consumo di suolo, al fine di favorire la riqualificazione, anche energetica, dell’esistente.
Di fronte a case che nel 2020 dovranno essere per legge a consumo praticamente nullo, il rischio è che i palazzi di recente edificazione,(tra gli anni 2000 – 2010) siano soggetti, come sopraddetto ,a una rapida svalutazione nonostante la loro giovane età, con inevitabili riflessi sugli investimenti affrontati dai singoli cittadini per l’acquisto della loro prima casa: un prezzo altissimo d’acquisto, e futuri alti costi di gestione per riscaldamento e raffrescamento degli ambienti. Costi che in edifici costruiti in rispetto alle nuove norme, e cioè in classe energetica A e B, possono portare secondo alcuni studi effettuati, fino a 1000 euro di risparmio annuale sulle spese energetiche.
Molti sono gli edifici analizzati nelle tre città scelte per questo studio in Emilia Romagna ( Bologna, Modena e Rimini) che, nonostante la loro recente edificazione, non sono certo all’avanguardia per quanto riguarda l’efficienza energetica.
Tra questi non mancano nemmeno strutture progettate da architetti di fama internazionale,come nel caso del polo commerciale e direzionale di Rimini: edificio con una chiara impronta architettonica, ma ideato con una scarsa attenzione ai temi dell’efficienza energetica.
L’analisi termografica ha riguardato edifici residenziali pubblici e privati, scuole e uffici, costruiti nel dopoguerra e altri più recenti. Sono state verificate le dispersioni di quelli già certificati di Classe A, di quelli ristrutturati, e di alcuni edifici costruiti dopo il 2000, ossia dopo l’adozione delle direttive europee in materia di risparmio energetico e isolamento. Su molti di questi immobili, nuovi e già vecchi, sono state evidenziate le carenze toccate da questo studio.
La regione Emilia Romagna ha legiferato ponendo delle prestazioni energetiche minime obbligatorie a nuovi edifici e grandi ristrutturazioni, anticipando le scadenze della legge Italiana che prevede l’obbligo di coprire il 50% di fabbisogni di acqua calda sanitaria ed il 35% dei fabbisogni termici dell’edificio con fonti rinnovabili, oltre all’obbligo di produrre almeno 1kW di energia elettrica rinnovabile.
Elemento di attenzione però sono i controlli: nella nostra regione sono previsti controlli a campione su un minimo di 5% di edifici certificati. Questa misura è insufficiente a verificare la veridicità delle certificazioni, e rischia di aprire la strada a false certificazioni e a frodi per gli acquirenti. Occorrono quindi controlli veri ed indipendenti, in grado di dare certezze sull’efficienza energetica degli edifici. Inoltre lo strumento della certificazione energetica non è ancora diffuso ed adeguatamente compreso dai cittadini.
Negli ultimi vent’anni, nella nostra regione si è costruito troppo e male: è arrivato il momento di dare una svolta al settore edilizio, ormai in crisi profonda.
E’ indispensabile incentivare economicamente la rigenerazione urbana, e la riqualificazione energetica dell’esistente. Una strada da percorrere assieme a tutti i portatori di interesse: dai cittadini ai grandi costruttori :solo riconvertendo l' attività alle rigenerazioni e ristrutturazioni, si potrà sopravvivere all’attuale crisi del mercato edilizio, preservando il lavoro in un settore ad ampio tasso di occupazione, e con importanti possibilità per la ricerca applicata.