Visto dall'architetto

alcune considerazioni sulla ricostruzione post sisma

Acune considerazioni sulla ricostruzione post sisma

Gli effetti devastanti degli ultimi terremoti ripropongono sostanzialmente le stesse drammatiche immagini di crolli rovinosi di strutture, sia pubbliche che private.

Quando questo non avviene, per fortuna, le strutture devono essere comunque spesso evacuate poiché inagibili.

Un esempio recente lo abbiamo visto ad Ischia,dove una struttura di primaria importanza quale l'ospedale è stato immediatamente liberato,con i disagi enormi che si possono immaginare.

Nel terremoto del Centro Italia, nell'ambito dell'agricoltura si sono visti danni ingenti recati agli edifici zootecnici: tantissimi allevamenti ed edifici rurali sono crollati o resi inagibili dai danni provocati alle strutture, con conseguenze pesantissime anche sugli animali.

Anche per gli edifici per i quali sono stati presentati progetti di consolidamento, non si è ancora potuto procedere, pur nel caso di somme liquidate dalle polizze sul terremoto contratte dai proprietari dei beni danneggiati.

Per mettere al riparo gli animali a causa di stalle gravemente danneggiate, sono stati forniti dei tendoni dalle regioni in base all'ordinanza 5 del 28 novembre 2016 firmata da Erranii ( Ordinanza 5: ”volta a tamponare l'emergenza degli allevatori e consente di velocizzare la delocalizzazione immediata e temporanea di stalle, fienili e depositi, che sono crollati o hanno subito danni gravi, presso strutture temporanee realizzate in prossimità degli attuali insediamenti, in modo da consentire la prosecuzione delle attività produttive”) .

Nella sostanza, da quanto riferitomi e da quanto si è potuto vedere non si può parlare di ricostruzione, purtroppo, né nelle campagne né nelle città.

Sul fronte abitativo, come sappiamo, sono state consegnate delle soluzioni abitative di emergenza (SAE, come si può vedere sul sito www.cnsonline.it) e altre ne verranno consegnate, ma i problemi non mancano..

Alcune considerazioni tecniche

Statisticamente un sisma di media intensità si ripresenta ogni 10-20 anni, mentre un sisma di intensità elevata ogni 500-1000 anni.

Per quanto riguarda questi ultimi, l'obiettivo da raggiungere è la salvaguardia della vita, mentre per i primi l'obiettivo è di mantenere il più possibile intatto l'edificio, di qualsiasi natura. Sull'edilizia esistente basterebbero ogni due anni dei lavori di adeguamento, non particolarmente onerosi (catene, tiranti, cordoli ove necessario) per rendere una struttura sismicamente molto più performante..

Diverso è il discorso sul patrimonio storico artistico: si può in parte migliorare, ma mai adeguare sismicamente.La soluzione migliore per tutelare le opere architettoniche di interesse monumentale è quello di isolarle dal terreno con appositi distanziatori. Ma tale operazione può risultare molto onerosa e complessa.

Sarebbe anche opportuno un” libretto dell'edificio” obbligatorio che, come il libretto di circolazione delle auto, desse tutte le informazioni necessarie agli utenti.

E' anche necessaria l'istituzione di un albo degli strutturisti ( che penso sia finalmente in agenda) al fine di affidare solo a tecnici competenti i lavori strutturali. Questo permetterebbe anche di evitare tutto l'iter di verifiche burocratiche successive: sarebbero come dei notai che certificano la resistenza del fabbricato.

Come affrontare una progettazione antisismica?

Cercherò di delinearlo, nei criteri generali.

Ovviamente l'approccio è totalmente diverso dal punto di vista economico, produttivo ed organizzativo,se si tratta di costruire ex novo un fabbricato zootecnico o doverlo risanare sostanzialmente poiché lesionato,

Quando possibile, potere rifare ex novo un manufatto è sempre la scelta dal punto di vista strutturale migliore, ed anche la più economica.

Le soluzioni possono essere innumerevoli, ma sostanzialmente si ricorre all'utilizzo dei prefabbricati nella struttura portante, in calcestruzzo armato o acciaio, oppure strutture più leggere con acciaio o legno o entrambi.

Tema completamente diverso riguarda il consolidamento di strutture danneggiate.

Il consolidamento statico delle murature avviene in maniera differente a seconda dei casi in esame: qui delineo alcuni esempi che ho seguito, nei quali sono state effettuate delle “iniezioni” nella muratura danneggiata con particolari materiali riempitivi e leganti. Vengono poi posizionati anche dei nastri in tessuto in fibre di carbonio e fibre di vetro, come puoi notare dalle foto che ti ho inviato.

Per dirti la loro efficacia, ti basti sapere che sono state utilizzate anche nel consolidamento della Torre degli Asinelli a Bologna.

Con tali tecniche si vuole raggiungere il comportamento “scatolare” della struttura, che risulta così “ legata“ nelle varie parti.

La struttura migliora notevolmente la propria resistenza , ed in alcuni casi riesce anche ad essere adeguata completamente dal punto di vista sismico.

Bisogna dire che sono interventi non economici.

Il tema è molto vasto, e di estremo interesse. Come ho cercato di descrivere, si può partire dal prefabbricato fino ad arrivare a tecniche avanzate di consolidamento

.Resta sempre centrale comunque la necessità di un cambio di mentalità, che permetta di approcciarsi a tale problematica con consapevolezza e sistematicità.

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