Visto dall'architetto

Stasera Chopin in Sala Mozart

Comunicato Stampa


ALLA MOZART TUTTI I NOTTURNI DI CHOPIN CON ANNA KRAVTCHENKO

La grande pianista di origine ucraina, vincitrice del Premio Busoni 1992, suona l'integrale dei Notturni di Chopin seguendo l'ordine di Alexis Weissenberg: alla Sala Mozart dell’Accademia Filarmonica per “I Concerti d’Autunno” di Conoscere la Musica,stasera alle ore 21.

“Il suo suono radioso e le sue poetiche interpretazioni potevano a volte portare gli ascoltatori alle lacrime”. Così si esprimeva nel 1992 sul New York Times il critico americano Harold C. Schonberg, allorché ascoltò la sedicenne Anna Kravtchenko al Concorso “Ferruccio Busoni” di Bolzano, da lei vinto dopo che per cinque anni non veniva assegnato il primo premio. Una vittoria storica che preannunciava la sua rapida escalation artistica che oggi la pone nell’olimpo dei grandi interpreti. La classe e la forza immaginifica di Anna Kravtchenko quando suona, esprime in toto “il virtuosismo dell’eleganza” che realizza, come è stato scritto, uno dei dogmi busoniani secondo cui “la tecnica non sarà mai l’alfa e l’omega dell’interpretazione musicale”. Del resto dopo il suo ultimo CD dedicato a Liszt per la Decca, recensito con 5 stelle e nomination come “CD del mese” sulle principali riviste italiane e ripubblicato recentemente dalla Deutsche Grammophon nella “Liszt Collection”, c’è chi ha visto in lei il nuovo astro femminile da affiancare a Martha Argerich.

Artista tanto grande quanto schiva, Anna Kravtchenko, oggi italiana ma nativa di Kharkiv, in Ucraina, per scelta personale tiene pochissimi concerti all’anno: ma sono tutti eventi imperdibili che richiamano estimatori da tutta Italia.

Sul palcoscenico della Sala Mozart dell’Accademia Filarmonica di Bologna (in via Guerrazzi 13) per il secondo dei Concerti d’Autunno di “Conoscere la Musica”, Anna Kravtchenko presenta la sua ultima fatica concertistica, un programma molto intenso, l’integrale dei Notturni di Chopin che eseguirà secondo l’originale sequenza messa a punto da Alexis Weissenberg negli anni ‘60. Si tratta di un programma di rarissima esecuzione: i Notturni di Chopin infatti a differenza degli Studi o dei Preludi, non furono composti dal musicista polacco con una concezione unitaria, ma vennero scritti in epoche differenti e concepiti per essere suonati singolarmente o per piccoli gruppi, anche se li lega una profonda coerenza di scrittura e una profilatura stilistica di apollinea chiarezza.

Nel 1969 il celebre Alexis Weissenberg volle pubblicare la sua incisione dei 21 Notturni seguendo un suo ordine originale anziché nel consueto ordine cronologico dal primo op. 9 all’ultimo op. 62, che rende la sequenza coesa e molto piacevole. Con particolare sapienza seppe trovare una mirabile chiave di lettura fra un notturno e l'altro.

Da quasi cinquant’anni questa originale sequenza non la si ascoltava e proprio Anna Kravtchenko, per rendere omaggio al grande pianista bulgaro scomparso nel 2012, la sta portando in concerto da due anni, riscuotendo ovunque grandi consensi di pubblico e critica. Si potrà ricreare così l'incanto di una sua recente esibizione che ha fatto scrivere alla musicologa Roberta Pedrotti: «Così come i singoli Notturni s'incuneano l'uno nell'altro senza soluzione di continuità, così Kravtchenko sembra scoccare una nota nell'altra, gocce in uno specchio d'acqua, con il peso d'una traiettoria verticale perfettamente definita per sciogliersi poi, morbidamente, nelle liquide increspature concentriche. È un'impressione estremamente fisica quella che ci fa percepire la consistenza stessa del suono, il suo sciogliersi e compenetrarsi; tuttavia la materia che scaturisce dalle dita di Anna Kravtchenko è dalle stesse dita resa inafferrabile sostanza di un fraseggio assolutamente, ipnoticamente borderline. Subito si avverte l'inquietudine di un incedere spezzato, imprevedibile, i cui frammenti, tuttavia, si raccolgono in un ordine, in un'unitarietà che non perde di vista il legato e le strutture della partitura. Non ci disorienta veramente – continua Pedrotti –, non tradisce la musica, anzi, la vive con profondo rispetto, ma anche con una sorta d'identificazione che ne rivela un aspetto perturbante, irrisolto. Il paradosso di una follia controllata, di una pulizia di tocco, timbro, legato in cui si muove uno spirito febbrile: la quiete della notte avvolge anche i suoi spettri e i suoi incubi e il confine fra la pace e il tormento è così labile che ne siamo, insieme, sedotti e turbati, come di fronte a un mondo che appare perfettamente familiare se non per sottili quanto percepibili differenze».

Ufficio stampa

Alberto Spano

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