Visto dall'architetto

“Brutture architettoniche”

L’Italia è un Paese di Arte e di grandi opere architettoniche, ma purtroppo anche di edilizia, più o meno recente, di dubbio gusto.

L’Italia è un Paese di Arte e di grandi opere architettoniche, ma purtroppo anche di edilizia, più o meno recente, di dubbio gusto. Dopo oltre mezzo secolo di devastazioni incontrollate, bisognerebbe trovare il modo di restituire agli spazi della nostra vita l’antica perduta bellezza. Bisogna ritrovare modalità di operare che non si limitino ad esercizi di stile. Il progetto deve recuperare il suo obbiettivo reale, che non e la fama del progettista, ma la qualità della vita delle persone. In attesa che le università prendano coscienza dell’esito a volte disastroso di una didattica che ha lavorato come se tutti dovessero diventare “Grandi Artisti” o “Geni del- l’Architettura”, bisognerebbe esaminare le conseguenze che il fatto stesso di costruire e le tecniche utilizzate hanno sulla nostra vita. A questo punto bisogna stare anche attenti a non cercare per forza un capro espiatorio, di fronte a un Paese massacrato da un`edilizia residenziale a volte purtroppo inqualificabile. L’edilizia diffusa in Italia risulta a volte pessima: ma un conto è parlare di un`attività essenzialmente tecnica e di processo produttivo, un`altra tirare in ballo l`architettura. Che ha una connotazione ben più complessa di un semplice fatto edilizio. L’Italia è piena anche di ottimi esempi di architettura. Per quanto riguarda l`edilizia? Bisognerebbe fare di più per scongiurare l`edilizia indifferenziata e priva di qualità architettonica. In molte città d’Italia questo modo di costruire è diffuso, ci sono tanti interventi diretti di questo tipo. Come si può incentivare uno sviluppo sostenibile e un minor consumo del territorio?  Innanzitutto bisognerebbe evitare di concentrarsi unicamente sulle responsabilità dei progettisti, ultima ruota di una catena e spesso autorizzati da altri a fare ciò che fanno. La responsabilità è soprattutto dell`amministrazione pubblica, che spesso preferisce mettere  sul mercato cose terribili. Le colpe vanno cercate lì? C`è un concorso di colpa tra numerosi soggetti: in questo meccanismo rientra anche chi è incaricato di fare le leggi e i regolamenti. Oltre ovviamente a chi dovrebbe controllare e non lo fa, o lo fa troppo superficialmente. E poi ci sono i geometri, gli ingegneri, i periti agrari, categorie professionali diverse, ma tutte chiamate a dare il proprio contributo. In Italia su tre case costruite una è stata progettata da un architetto, un`altra da un geometra, un`altra ancora da un ingegnere. Dare quindi addosso a un`unica categoria professionale equivale a voler trovare un capro espiatorio. Bisognerebbe invece che si iniziasse a riconoscere i meriti dei professionisti, riservando loro il rispetto che meritano. Ovviamente come in ogni mestiere c`è chi è più e meno bravo, occorre fare dei distinguo. Responsabilità importanti sono anche da riferire ai cittadini committenti. Quando si acquista un edificio di pessima qualità, si contribuisce, almeno in parte, a far sì che quegli edifici abbiano mercato, e quindi che le si continui a costruire. È come finanziare il mercato del “brutto”. Bisognerebbe riconoscere il ruolo primario dell`architettura nel destino individuale e collettivo degli uomini, prendendo atto della responsabilità civile che le compete. Dopotutto l`architettura disegna le nostre mura, le nostre finestre, definisce il nostro ambiente di vita, orienta i nostri spostamenti, modifica i nostri rapporti con lo spazio e con gli altri. L’architettura, e in parte lo sta già facendo, deve riprendere fortemente questo ruolo in modo da offrire una qualità generalizzata, dando la possibilità di confinare “le brutture architettoniche” in un numero sempre meno rilevante.

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