Verde pubblico
Oggi il verde urbano può contribuire in modo determinante al miglioramento del microclima grazie alla componente vegetale: possono attenuarsi gli squilibri ambientali della città contemporanea; attraverso vere e proprie iniziative di integrazione strutturale del verde con il costruito attualmente è possibile contribuire a ridurre l’utilizzo di risorse energetiche
Oggi il verde urbano può contribuire in modo determinante al miglioramento del microclima grazie alla componente vegetale: possono attenuarsi gli squilibri ambientali della città contemporanea; attraverso vere e proprie iniziative di integrazione strutturale del verde con il costruito attualmente è possibile contribuire a ridurre l’utilizzo di risorse energetiche. I piani regolatori tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento prevedevano infatti ampi spazi da destinare al verde pubblico; in Italia questa componente rimarrà per lo più superflua e limitata all’arredo urbano.Nel nostro Paese l’attività urbanistica assegna al verde pubblico funzioni attualmente prescritte dagli standard urbanistici, con l’obbligo di un astratto rapporto tra la quantità di aree da destinare a servizi e quelle da destinare ad edificazioni per insediamenti.Nella Convenzione Europea del Paesaggio, tra le varie opportunità, figura la riqualificazione del paesaggio urbano e ancora di più delle aree dismesse e degradate. Di qui l’esigenza che una politica paesaggistica debba accompagnarsi a processi globali sul territorio, poiché spesso i punti critici si evidenziano all’interno delle città. In Italia riscontriamo un interesse verso il recupero degli spazi verdi, siano essi parchi o giardini o l’utilizzazione del modello di cinture verdi e tuttavia, confrontando le esperienze internazionali, tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi, nella maggioranza dei casi, palesa una scarsa conoscenza di queste problematiche, visibile anche in appalti o affidamenti professionali spesso inadeguati all’attuazione di queste opere.
Il limite di una politica del verde in generale risiede nell’assenza di una cultura specifica del verde, non solo nei cittadini ma, cosa ancor più grave, nelle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli.
La mancanza di una politica in questo settore, rende deboli le amministrazioni pubbliche spesso condizionate da movimenti ecologisti e ambientalisti che seppur necessari ed attivi, soffrono frequentemente di estremismi come quello della conservazione e tutela a senso unico, che rende difficile qualsiasi operazione di trasformazione e nuove realizzazioni, anche se mirano alla salvaguardia ed allo sviluppo degli spazi di arredo delle città.
E’ possibile proporre la riprogettazione delle aree dismesse, fino a comprendere interventi di risistemazione di spazi urbani minori (aree residuali e cortili).
I parchi, attualmente esistenti nei vari punti della città, costituiscono di fatto una cintura verde per l’area metropolitana; questi non scaturiscono da una politica coordinata di progettazione degli spazi periurbani e pertanto soffrono di alcuni limiti d’incidenza nella gestione più in generale. La cintura di verde che circonda la città è anche composta di aree agricole, difese strenuamente dagli stessi imprenditori, che dovrebbero essere messi in condizione di svilupparsi per consolidare e valorizzare la loro azienda, in modo da contribuire a mantenere il loro territorio in modo attivo.
Tale programma dovrebbe essere inserito all’interno di uno strumento di pianificazione ordinario (piano intercomunale o di coordinamento provinciale) o specifico, come accade in alcune realtà europee.
D’altronde in Italia non esiste uno strumento di pianificazione che consideri direttamente una cintura verde delle città e lì dove è presente sia parte integrante del piano urbanistico comunale; solo la realtà di Ferrara, unica esperienza in Italia, ha 1500 ha di terreno agricolo che circonda la città considerato a tutti gli effetti come parte del centro storico.
Nelle politiche urbanistiche, il verde pubblico è previsto spesso esclusivamente come creazione di parchi, con l’intervento degli amministratori pubblici nella gestione, vincolante un forte impegno finanziario, mentre minore importanza viene data al verde privato che è altrettanto rilevante.
Gli spazi verdi pubblici, generalmente di proprietà dei Comuni, comportano tutti i problemi legati alla pianificazione, progettazione, gestione e manutenzione del sistema degli spazi verdi urbani. Un piano del verde approvato implica il rispetto di regole tecniche già previste da leggi nazionali, diminuendo quella autonomia operativa spesso soggettiva che comporta alcuni errori sulle politiche di arredo di una città.
Le Regioni e le Province dovrebbero, invece, svolgere una funzione di coordinamento per la realizzazione di una strategia unitaria, che sia in grado di accelerare la diffusione, sia tra gli Enti pubblici che tra i privati, di migliori pratiche di manutenzione degli spazi verdi stessi.
A questi fattori va aggiunta infine l’opera dei cittadini che, culturalmente responsabili, anche attraverso l’arredo privato, possono rendere ancora più alto il valore della città.
Infatti in un processo di espansione urbana, il verde viene ad assumere nuovi ruoli, non solo quello decorativo ma anche ecologico e sociale, con spazi ricreativi ed educativi che migliorano il clima urbano; inoltre assorbono gli inquinanti atmosferici, riducono i livelli di rumore, stabilizzano il suolo, forniscono l’habitat per molte specie animali e vegetali, etc…una serie di contributi qualitativi alla vivibilità delle stesse città.