Opera architettonica unica: la rete sotterranea dei canali di Bologna
Esiste una Bologna luminosa, alla luce del sole, conosciuta, sotto gli occhi di tutti e una Bologna altrettanto affascinante che si snoda fra la fitta rete di canali sotterranei.Si tratta di una Bologna che pochi conoscono: già i Romani, tramite una condotta interrata di oltre 18 km, avevano creato un acquedotto oggi ancora parzialmente utilizzato, che prelevava l’acqua da un pozzo nel fiume Setta e lo conduceva in una cisterna nella valle del Ravone, fuori Porta San Mamolo.
Esiste una Bologna luminosa, alla luce del sole, conosciuta, sotto gli occhi di tutti e una Bologna altrettanto affascinante che si snoda fra la fitta rete di canali sotterranei.
Si tratta di una Bologna che pochi conoscono: già i Romani, tramite una condotta interrata di oltre 18 km, avevano creato un acquedotto oggi ancora parzialmente utilizzato, che prelevava l'acqua da un pozzo nel fiume Setta e lo conduceva in una cisterna nella valle del Ravone, fuori Porta San Mamolo.
Durante il Medioevo le vie d'acqua erano più efficaci ed economiche rispetto a metodi di spostamento via terra. I canali di Bologna rispondevano a tre principali necessità: fornire energia per azionare i mulini ad acqua (nel 1300 esistevano già svariate decine di mulini, che divennero centinaia nel XVII secolo), servire da mezzo di collegamento e trasporto per il commercio (attraverso il collegamento con il Po, la e l’ Adriatico), raccogliere, canalizzare e regolare le acque dei rii e dei torrenti appenninici, la cui portata era dipendente dalle stagionalità, fatto che nuoceva all'economia cittadina.
Pare che già nel 905 si parlasse di navigazione nel bolognese. Nel XII secolo venne realizzata una chiusa sul Reno a Casalecchio e una sul Savena a San Ruffillo dal quale si ripartivano i due omonimi canali, i quali davano vita a molte diramazioni che confluivano al canale Navile dal quale le imbarcazioni potevano giungere fino all’Adriatico. Questo complesso sistema di canali veniva considerato una delle maggiori meraviglie d’Italia. I percorsi dei canali bolognesi sotterranei sono stati oggi restaurati e resi accessibili ai turisti e a chiunque sia curioso di scoprire questo affascinante aspetto della storia di Bologna. Si può percorrere il torrente Aposa (l’unico corso d’acqua cittadino) che attraverso un tragitto di 800 metri porta dalla Bologna romana del I secolo avanti Cristo alla Bologna della Seconda Guerra Mondiale. Si possono visitare i Bagni di Mario, una grande cisterna sotterranea con decori rinascimentali e affascinanti cunicoli con volte a sesto acuto, costruita nel 1500 per la captazione delle acque per l’alimentazione della Fontana del Nettuno e della Fontana Vecchia. A qualche chilometro dal centro cittadino si può visitare un acquedotto romano del 30 avanti Cristo, costruito in un’incantevole cornice naturale costituita da boschi.
Anche grazie a queste opere Bologna poté espandersi (raggiungendo circa i 50-60.000 abitanti) e competere verso la fine del XIII secolo con le maggiori città europee; al pari con Milano, Bologna era allora il maggior centro industriale tessile d'Italia.
La città intorno al XV secolo era attraversata da chilometri di canali che venivano navigati per trasportare merci verso Venezia e per azionare i telai idraulici della seta. Parecchi corsi d’acqua sono stati coperti e ora si può ancora vedere un tratto del canale delle Moline che continua a scorrere sotto la città da una finestrella in Via Piella. Di questa fitta rete sotterranea rimangono i nomi di molte vie della città: ad esempio Via del Porto e Via Riva di Reno