Visto dall'architetto

La riforma degli Ordini Professionali: Ordine degli Architetti

Sono mesi che, in parallelo alle novità del Governo Monti, tutti gli Ordini Professionali stanno cercando di trovare un modo per potersi aggiornare. Una proposta di auto riforma, tra le prime in Italia formulate da un Ordine Professionale, arriva dagli Ordini degli Architetti.

Sono mesi che, in parallelo alle novità del Governo Monti, tutti gli Ordini Professionali stanno cercando di trovare un modo per potersi aggiornare. Una proposta di auto riforma, tra le prime in Italia formulate da un Ordine Professionale, arriva dagli Ordini degli Architetti.

Queste auto riforme prevedono l'eliminazione degli Ordini Professionali e la costituzione di Istituti Provinciali, volti al supporto e a consulenza non solo dei professionisti ma anche dei cittadini.

Una sorta di Authority regionale di tutela e controllo delle professioni che hanno a che fare con la materia Territorio e Ambiente. Tutto ciò definito da una legge quadro che chiarisca la natura e il valore della prestazione, i parametri deontologici di base, le competenze specifiche di tutti gli operatori dell'edilizia. Sono questi i tre punti chiave delle proposte di riforma degli Ordini elaborato dai vari ordini degli Architetti.

Si tratta di un progetto aperto, un punto di partenza per il confronto.

Gli Ordini ristengono che sia necessaria una legge quadro che disciplini chiaramente le professione e le sue competenze e che dovrebbe anche indicare un Ministero di riferimento che non sia, come è oggi e solo in Italia, quello della Giustizia. Dovrebbe, inoltre, "individuare le opportune differenze tra le diverse scelte professionali, libera professione, carriera in strutture pubbliche o private e/o universitarie".

 L'Authority regionale che si andrebbe a creare, un organismo di tutela e controllo per le professioni dell'area tecnica (architetti, ingegneri, geologi e agronomi), e di cui farebbero parte i professionisti, i rappresentanti del Ministero di riferimento e le parti sociali, a cui spetterebbe il compito di tenere l'Albo professionale, scrivere il codice deontologico, fare l'accreditamento formativo e valutare i crediti, tutelare la professione e il sistema territorio-ambiente, oltre che tenere i rapporti con le Università e organizzare l'esame di Stato.

Insomma, gli attuali Ordini Professionali verrebbero dunque sostituiti da Istituti per l'Architettura, "strutture meno verticistiche e meno autorefenziali", aperte anche a chi non è architetto.

Il loro compito sarebbe quello di promuovere e diffondere la cultura architettonica, svolgere attività di consulenza oltre a quella contrattuale, incentivare attività di ricerca, organizzare eventi e dare un supporto a professionisti, a cittadini e iscritti. L'iscrizione ad un Istituto non sarebbe vincolata alla residenza o al domicilio fiscale, come avviene attualmente per gli Ordini, in modo da stimolare la competitività tra Istituti sulla fornitura di servizi e sulle attività di consulenza particolari che siano di ausilio al corretto svolgimento della prestazione professionale. Altri punti fondamentali da trattare sono: formazione, tirocinio e assicurazione obbligatoria. Preparandosi anche a qualche contraccolpo negativo. Infatti, uno dei primi effetti della riforma per gli architetti sarà quello di un calo delle iscrizioni all'Albo. «Probabilmente – stimano al Consiglio nazionale – un buon numero di architetti smetterà di iscriversi all'Ordine e sottoscrivere progetti». Il dimagrimento degli iscritti colpirà soprattutto i cosiddetti professionisti a tempo parziale che svolgono la professione in modo saltuario, firmando un progetto ogni tanto. Tra questi ci sono docenti universitari o professori della scuola dell'obbligo, dipendenti e madri di famiglia.Questa sorta di selezione del mercato sarà l'effetto soprattutto della formazione continua obbligatoria – una novità assoluta per gli architetti – che prevederà, oltre a dei costi da mettere in preventivo, anche un certo numero di ore da dedicare all’aggiornamento. La formazione sarà misurata con il collaudato sistema di crediti, i cosiddetti cfp, crediti formativi professionali. Ogni tre anni il professionista dovrà raggiungere un certo numero minimo.Il sistema del controllo dei crediti dei professionisti – questa è una delle novità della riforma – avverrà grazie a un sistema informatico che supererà le barriere di ciascun ordine provinciale e confluiranno al Consiglio nazionale. Nell'imminenza della scadenza, i professionisti “più pigri” saranno richiamati e sollecitati a maturare i crediti mancanti; e se non lo fanno rischiano il "delisting" dall'Albo. Il punteggio dei crediti formativi, insieme alle eventuali note disciplinari sarà visibile e consultabile da chiunque, anche all'estero. Il costo della formazione? È ancora presto per dirlo. Ma gli architetti prevedono un dato che sarà anche un punto di partenza per la riflessione: il fatturato medio dei professionisti è di 35mila euro (il reddito medio è ovviamente più basso). Peraltro, fanno notare al Cna, negli ultimi vent'anni gli architetti sono raddoppiati mentre il mercato si è dimezzato. In questa prospettiva l'onere – anche economico della formazione – non deve causare l'espulsione dal mercato dei giovani, che sono i soggetti più deboli della categoria.

L'altra novità della riforma riguarda il tirocinio, cioè la formazione all'inizio della vita professionale. Il Cna sta ragionando su due numeri: 12 mesi di durata massima e 500 euro di "equo compenso", anche considerando che un giovane architetto al primo impiego guadagna tra 750 e 1.500 euro. Ovviamente, in tempi di crisi lo sfruttamento è sempre in agguato e il nuovo sistema del tirocinio rappresenta una nuova tentazione. «Il rischio è lo sfruttamento dei giovani – ammettono al Cna – su cui l'Ordine deve vigilare». Di fronte all‘alternativa di prendere un giovane architetto a mille euro e due tirocinanti a 500 euro, è possibile che molti studi uninominali possano infatti cedere alla tentazione di utilizzare a man bassa giovani inesperti che ancora devono affrontare l'esame di stato. Sull'assicurazione obbligatoria gli architetti si sono già mossi, lanciando una gara a inviti presso le principali compagnie allo scopo di offrire agli iscritti una polizza personalizzata e anche conveniente sotto il profilo economico. Va comunque ricordato che anche l'Inarcassa (la cassa previdenziale comune anche gli ingeneri prevede una convenzione già in essere).

Sui provvedimenti disciplinari gli architetti non contestano le novità della riforma, che si applica agli ordini provinciali, ma si aspettano invece con preoccupazione di subire alla prima occasione un aggiornamento delle regole anche nel Consiglio nazionale, con tre componenti su 15 del Cna che dovranno cambiare ruolo passando da consiglieri a giudici).Manca qualcosa nella riforma? Secondo gli architetti, è mancato il riconoscimento delle reti interprofessionali, con le agevolazioni fiscali già riconosciute alle Piccole e Medie Imprese. Uno strumento che sarebbe prezioso, soprattutto per l'affermazione all'estero di una categoria molto parcellizzata.Un periodo quindi di cambiamenti che porteranno gli Ordini degli Architetti ad allinearsi a regole già presenti in altre nazioni Europee.

Il tempo risponderà ai dubbi o le presunte certezze sugli effetti più o meno positivi di tali proposte.

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