Visto dall'architetto

Un grande architetto della terra cruda: Martin Rauch

Rauch giunge alla terra cruda non attraverso l’architettura ma attraverso un primo lavoro formativo con la ceramica e la scultura, da lì agli edifici realizzati in terra il passo è stato breve. L’idea della sostenibilità del materiale e la possibilità di recuperarlo integralmente a fine ciclo di utilizzo, ha spinto l’impulso artistico ad agire su scale globali più ampie, quali l’architettura.

In più di vent’anni di lavoro Martin Rauch è riuscito a perfezionare ed innovare le tradizionali tecniche costruttive in campo edilizio attraverso la terra.

Rifugge sin dall’inizio dall’uso del cemento e degli altri materiali normalmente impiegati cercando di risolvere i limiti strutturali legati all’uso della terra attraverso un approfondito e lungo studio sulle stratificazioni, la loro compattazione, la tipologia dei casseri, e l’impiego di rinforzi ed armature, fino a divenire, oggi, uno dei più accreditati conoscitori a livello internazionale di questo versatile materiale.

Il muro in Pisè (terra battuta), è la tecnica che l’artista maggiormente predilige: strato dopo strato, l’opera assume forza e presenza, esternamente comunica l’ordito della sua trama attraverso i differenti colori e texture  delle argille impiegate, giungendo a coinvolgere  tutti i sensi.

Utilizzando congiuntamente alla terra altri materiali quali legno, vetro, ceramica, cotto, Rauch riesce a rinnovare la tecnica adottata e ad approdare ad un’architettura differente, realmente moderna, un ponte tra  passato e presente e, forse proprio per questo, un nuovo punto di arrivo per il nostro prossimo futuro.

Nella cappella della Riconciliazione a Berlino, edificata sui resti della precedente chiesa demolita nel 1985 in quanto a ridosso del muro di separazione tra le “due Germanie” l’artista realizza, con l’esecuzione del corpo centrale un’opera pionieristica e poeticamente sublime.

Costruita nel 1999, la Cappella della Riconciliazione è stata  consacrata il 9 novembre dell’anno successivo, in occasione dell’XI anniversario dalla caduta del muro.

Insieme agli architetti Peter Sassenroth e Rudolf Reitermann, Martin Rauch per la prima volta dovrà scontrarsi con le autorità ed il tessuto normativo antisismico Berlinese, giungendo ad un sovradimensionamento statico delle pareti portanti ben sette volte maggiore rispetto alle resistenze ammissibili.previste.

L’edificio consiste in una parte centrale di forma ovale, alta circa 7 metri, interamente realizzata in Pisè: sono state necessarie ben 390 tonnellate di terra provenienti dalla periferia della città per realizzarla; all’impasto è stato infine aggiunto del laterizio frantumato ricavato dai resti della precedente struttura, come memoria simbolica.

Le varie stratificazioni orizzontali e la morbidezza del materiale impiegato, conferiscono all’ambiente un’atmosfera di pace, serenità e concentrazione, accentuata dalla luce proveniente dall’alto. Il pavimento interamente in terra battuta rafforza il senso di appartenenza al luogo e alla memoria.

Una cortina esterna di forma ovale, distanziata di alcuni metri dal corpo centrale, crea l’esile limite tra interno ed esterno, tra sacro e quotidiano. Composta da vetro e leggeri listelli in legno disposti verticalmente, la cortina delimita il corpo interno, lasciando al contempo penetrare la luce e la presenza della città circostante.

Leggerezza e matericità, interno ed esterno, tecniche e materiali antichi espressi secondo un linguaggio moderno, passato e presente, memoria dolorosa e speranza verso un avvenire luminoso, tutto sembra convivere e riconciliarsi in questa autentica opera contemporanea.

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