Visto dall'architetto

STREET ART

Frontier – la linea dello stile, il cui obbiettivo è quello di promuovere la valorizzazione artistica di due discipline ormai conosciute a livello internazionale: la Street Art e il Writing.

Frontier – la linea dello stile, il cui obbiettivo è quello di promuovere la valorizzazione artistica di due discipline ormai conosciute a livello internazionale: la Street Art e il Writing.

Bologna ed il suo interland, vantano ormai da anni la presenza sul territorio di importanti testimonianze, nonché di artisti di tutto rispetto quali Blu, street artist e videomeker, considerato tra i dieci più grandi Writer viventi, il collettivo Ericailcane, Dado e Stefy.

Nonostante la crescente notorietà  dovuta anche al riconoscimento e recentemente alla promozione da parte delle istituzioni pubbliche, la street art ed il writing nascono  come forma provocatoria e di dissenso nei confronti proprio delle istituzioni e della società, rappresentate senza edulcorazioni in tutti i loro cortocircuiti e aberrazioni.

In generale gli artisti legati a queste discipline cercano di riappropriarsi degli spazi urbani sia privati che pubblici, utilizzando una forma di espressione in grado di comunicare a tutti le proprie istanze. In questo sta la spinta pop del fenomeno, non solo artistico ma anche socio culturale: la necessità di spiritualizzare o poeticizzare quei luoghi urbani spesso ai margini o in rovina, attraverso un linguaggio che viene dalla strada e si apre alla strada, come anello di unione tra la società del consumismo e quella del dissenso, tra arte, immaginario popolare e marketing pubblicitario.

Milano, Roma e sicuramente Bologna, sono tra le città in cui il movimento degli street art ha avuto maggiore sviluppo e risonanza. Proprio a Bologna infatti è stato concepito Frontier, progetto curato da Claudio Musso e Fabiola Naldi che si collega idealmente e storicamente alla mostra "Arte di Frontiera. New York Graffiti", organizzata nel 1984 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Ad  essa parteciparono gli esponenti principali del graffitismo newyorkese, tra i quali artisti noti anche al grande pubblico come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Kenny Scharf.

Frontier si articola in due differenti momenti e approcci, uno pratico, legato alla realizzazione di 13 murales di grandi dimensioni da parte di alcuni dei più importanti nomi sulla scena attuale, un altro, teorico, visto come momento di approfondimento  critico delle due discipline.

Le opere sono state  realizzate sulle pareti di alcuni edifici di proprietà dell’ACER, questo ha consentito agli artisti di concepire delle vere e proprie gigantografie, opere monumentali dipinte a cielo aperto, in grado di interrompere la monotonia cromatica del contesto urbano, catalizzando l’attenzione verso qualcosa che porta oltre, aprendo allo stupore e all’immaginazione.

Gli artisti maggiormente rappresentativi per ciascuno dei due generi espressivi, sono stati selezionati attingendo al contesto sia nazionale che internazionale, con nomi che di fatto abbracciano quaranta anni di esperienze e percorsi, dagli anni 70 ad oggi includendo le generazioni che via via si sono succedute.

L’esperienza di Frontier si è conclusa a l’ 8-9 febbraio del 2013 con la fase dedicata alla riflessione critica e storica sui movimenti del Writing e della Street Art: un convegno internazionale ospitato da MAMbo - Museo di Arte Moderna di Bologna, i cui contributi confluiranno in una pubblicazione bilingue di carattere transdisciplinare edita da Damiani editore.

Ed è così che attraverso il confronto critico e la visione di architetti, artisti, operatori del settore, linguisti si intende dare nuova forma e letteratura a un contesto culturale complesso, ampio e meritevole di attenzione non solo sul piano artistico ma anche socio-culturale.

comments powered by Disqus