Visto dall'architetto

Possibilità di contrastare la crisi anche nel settore edile tramite l’esportazioni

In un periodo di crisi economica come l’attuale, una delle strade da poter percorrere, in quanto punto di forza dell’Italia, è il campo delle esportazioni: l’Italia, a livello storico, è sempre stata una delle Nazioni di maggior peso, anche a livello internazionale, in questo campo.

In un periodo di crisi economica come l’attuale, una delle strade da poter percorrere, in quanto punto di forza dell’Italia, è il campo delle esportazioni: l’Italia, a livello storico, è sempre stata una delle Nazioni di maggior peso, anche a livello internazionale, in questo campo.

Ovviamente la situazione in questi anni è cambiata notevolmente, a volte anche drasticamente, ma qualcosa si sta ugualmente facendo per cercare di tenere l’export abbastanza saldo, anche nel settore dell’edilizia.

A tal proposito si sottolinea che è stato approvato in maniera definitiva il Piano Export 2013-2015, una valida occasione per superare la crisi che incombe nel settore edile.

Il 2012 ha confermato che l’export è stata la principale leva di sviluppo in questa fase di difficoltà dell’economia italiana ed europea, con l’Italia che è riuscita a difendere le sue quote di mercato in un contesto globale caratterizzato da forte rallentamento di alcune grandi economie emergenti e purtroppo da limitato sforzo promozionale del sistema.

 

L’attenzione che il Governo ha posto negli ultimi mesi al mercato estero, anche con particolari risultati, è un segnale importante per il nostro Paese e la nostra economia. Ora bisogna lavorare ancora di più perché le nostre imprese raggiungano quote di mercato considerevoli anche nei Paesi lontani extraeuropei che sono in forte crescita.

Anche per l’intera filiera delle costruzioni il peso dell’export è fondamentale ed è in una fase di crescita.

Si tratta, infatti, di un sistema purtroppo a bassissimo livello di importazioni (3,3%) con un’elevata propensione però verso l’export, che nel 2011 ha raggiunto i 54 miliardi di euro, corrispondenti ad un terzo del valore complessivo, senza tenere conto delle attività realizzate nel mondo dalle imprese di costruzione italiane attualmente in essere pari a 60 miliardi e le commesse in tutti i continenti, per altri 40 miliardi.

E’ in questa visione che serve incentivare sempre di più la fase collaborativa in corso e il dialogo tra il Governo e le forze produttive in modo che non risultino due realtà distinte con obiettivi differenti o non conciliabili.

Vi sono Paesi dove la contrazione del mercato è significativa come in Italia e ve ne sono altri dove il ruolo dell’edilizia per lo sviluppo economico e sociale risulta fondamentale: basti pensare a gran parte dei Paesi Asiatici che negli ultimi anni hanno evidenziato uno sviluppo economico, anche nel settore edilizio, impressionante.

Qui si concentrano livelli particolarmente elevati di crescita degli investimenti. E qui bisogna andare con gli adeguati supporti e le irrinunciabili sinergie di una forte logica di sistema, valorizzando quelle qualità e capacità dell’imprenditoria del settore italiano delle costruzioni che ci vengono riconosciute in tutto il mondo e che, come dicevamo, soprattutto in passato hanno avuto ampio respiro nel mercato delle esportazioni.

Questo riconoscimento dovrebbe spingere verso la creazione di un vero e proprio marchio del ‘made in Italy’ delle costruzioni, così da rendere ancora più forti e riconoscibili i prodotti e le imprese italiane.

La crescita delle esportazioni ha ricadute positive sul sistema produttivo attraverso un aumento della domanda di prodotti nazionali, con effetti espansivi sia sul valore aggiunto sia sull’occupazione.

Siamo oggi ben lontani dal boom delle esportazioni italiane di ingegneria e architettura in forma imprenditoriale, che nel 2007 raggiungono il 68,5% della produzione totale del settore, pari nell’anno a 12,5 miliardi di euro, segnando un record nella serie storica dal 1990, ma d’altra parte è tutta la situazione generale dei mercati che si è modificata notevolmente.

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