Intervista al pianista Leonardo Pierdomenico
Qual'è la Sua storia musicale?
Ho cominciato a studiare molto presto: a 5 anni e mezzo rimasi impressionato da un pezzo a quattro mani eseguito ad una festa di compleanno da due ragazzine su un pianoforte verticale. Già prima suonavo ad orecchio su un piccolo pianino giocattolo ma, dal momento in cui tirai la gonna di mia madre e le dissi che volevo suonare anch'io come le ragazzine della festa, ho cominciato a prendere lezioni e dopo pochi anni a vincere i primi premi in concorsi nazionali. Sono entrato presto in conservatorio per la formazione accademica e ve ne sono uscito altrettanto presto, a 17 anni, con il massimo dei voti e la menzione d'onore. Dovendo fare una scelta dopo il liceo, dato che la preparazione ad una carriera musicale di alto livello è una preparazione esclusiva (nel senso che esclude altre strade parallele), ho deciso di scommettere su quello che mi piaceva fare di più e poteva darmi più soddisfazioni: dunque sono andato a studiare con il M. Pietro de Maria alla scuola di Musica di Fiesole per apprendere dalla grande scuola di Maria Tipo. La musica e il pianoforte sono diventati immediatamente una cosa molto seria e molto intensa nella mia vita, e questa intensità e profondità mi accompagnano anche ora.
I momenti salienti più importanti?
Uno dei momenti più alti della mia carriera è stata la vittoria del prestigioso Premio Venezia a 18 anni, concorso pianistico riservato ai migliori diplomati dei conservatori italiani che si svolge al Teatro La Fenice, e che vanta una tradizione di vincitori illustri nel panorama pianistico mondiale. Da quel momento è cominciata la mia vita professionale come concertista: tournée in Italia e tanta esperienza e gavetta che mi ha fatto crescere come musicista e come persona soprattutto. Tra gli altri momenti ricordo soprattutto l'incontro in udienza privata con l'allora presidente della Repubblica Napolitano, un concerto in diretta su radio3 dai "concerti del Quirinale" e il raggiungimento delle semifinali, lo scorso anno, del concorso pianistico internazionale Regina Elisabetta del Belgio. Vorrei dire che se questi sono i momenti per me più significativi della mia carriera, ci sono stati dei momenti salienti anche al di fuori del palcoscenico, momenti in cui gli ingranaggi del cuore, della testa e delle dita diventano più oliati e scattano processi mentali che semplificano il lavoro e spesso cambiano la vita: siano essi una frase di un Maestro, di un collega o un libro. Bisogna sempre saper ascoltare ed essere curiosi, perchè il momento più importante deve ancora arrivare.
Stasera suonerà per il concerto organizzato dall 'Associazione Conoscere la musica in sala Mozart a Bologna alle 21. la scelta del programma da cosa deriva?
Il programma è sostanzialmente classico: nella prima parte eseguirò la prima grande sonata di Beethoven, l'op.7 in mi bemolle maggiore, nella seconda in qualche modo omaggio l'Italia, con la sonata Op.25 n.5 di Clementi (secondo la leggenda lo spartito che alla morte di Beethoven venne trovato sul suo pianoforte) e le impervie Variazioni su un tema di Paganini Op.35 (il celebre 24esimo capriccio in la minore) nella loro versione integrale.
I prossimi appuntamenti?
Sono diversi . Il più importante è la partecipazione al concorso pianistico Van Cliburn in Texas, vetrina mondiale per i migliori giovani pianisti emergenti, a fine maggio e l'esame finale per il Master in Accademia di Santa Cecilia a giugno.
In autunno invece debutterò con l'Orchestra sinfonica abruzzese e inciderò il mio primo disco. Sono molto fortunato, tenersi impegnati è una cosa meravigliosa sempre: non siamo fatti per star fermi, tutto è in movimento!