Dunque. L’autore si chiama Fabio Stassi, è arrivato in finale al Campiello 2013 con L’ultimo ballo di Charlot (classificandosi secondo), è nato nel maggio del 1962, è stato tradotto in tante lingue, prima del successo ha scritto belle cose, tra cui, nel 2006, l’insuperato Fumisteria di gusto molto, molto siciliano, dove i sapori, gli odori, la storia acre e all’apparenza irredimibile della Trinacria la fanno da padroni.

 

Ancora. Prima di recensire il suo ultimo libro (Come un respiro interrotto) voglio avvicinarvi a questo autore — che sostiene di scrivere in treno perché è un pendolare (mah…) — parlandovi del romanzo che gli ha tributato il successo. Insomma, cerco di recuperare il tempo perduto dietro ad altre storie.

 

Punto fondamentale da cui partire è che, come si dice con frase ossessiva e un po’ stucchevole, «le chiacchiere stanno a zero». Infatti, sappiamo tutti come va a finire. Lei, prima o poi, arriva. E ci porta via. Magari qualcuno la concupisce. Spera che sia vicina per liberarsi dal ‘mestiere di vivere’. Ma, volenti o nolenti, il finale di partita è quello. A meno che tu non faccia una scommessa con lei. Magari potrebbe accettarla. E concederti un altro po’ di tempo. Parliamo della morte. Anzi: la Morte.

Ed è questa la protagonista assoluta del penultimo romanzo di Stassi dedicato alla vita di Charlot (Sellerio, pag.275, euro 16). Il grande attore ingaggia una partita difficilissima: far ridere la Morte anno dopo anno. Farla ridere in cambio di un altro po’ di vita perché, pur avendo passato gli ottant’anni, c’è un figlio piccolo che il grande artista vorrebbe veder crescere e a cui vorrebbe raccontare che cosa ha combinato. Inutile dire che Chaplin riesce a raccontare la sua vita. Una vita da ‘Vagabondo’, una vita che vede protagonisti il pugilato, le tipografie, i libri, ma soprattutto il «cinematografo» e il circo.

 La penna di Stassi corre, in un miscuglio quasi indistinguibile tra realtà e finzione, attraverso le mille avventure di Charlie Chaplin, descrizioni di paesaggi a noi lontani e personaggi che solo una fantasia — un tempo si sarebbe detta «fervida» — può pennellare. Accenti felliniani (voluti e cercati?) impreziosiscono le pagine. Una scrittura densa ci porta in un mondo popolato da artisti, scrittori, attori, nani, ballerine, pugili, dolci fanciulle e imprenditori coraggiosi. Nonché (ne siamo certi) precisi riferimenti autobiografici. Come nel caso del ciabattino (un nonno) o del passo di danza accennato da una signora (una mamma dolcissima, accanita tifosa sua e di un suo amico) che di lì a poco volerà via per sempre dopo ingiuste e infinite sofferenze.

Al di là della trama e della cifra stilistica, vi racconto un… gossip (e sfido l’Autore romano a smentirlo) il romanzo doveva essere stampato da un piccolo editore e invece è entrato a far parte della corazzata Sellerio. Il bello sta qui: che il piccolo editore ha consigliato a Stassi di rivolgersi al gigante palermitano. Lo ha fatto — particolare all’apparenza inutile — in una bellissimo pomeriggio di sole, come solo Roma sa regalare alla sua gente. Il ‘piccolo’ editore era certo del successo di Fabio. Arrivato dopo anni di duro lavoro. Ma proprio ora — lo scrivo così, tanto per spargere un po’ di ansia — arriva il bello: Stassi, infatti, dovrà confermare il suo talento. Corro a leggere Come un respiro interrotto. Poi, vi dirò.

Buona letteratura  a tutti.

Francesco Ghidetti