Il mio amico – ma soprattutto scrittore sopraffino – Vincenzo Pardini ha scritto una cosa molto bella. Una recensione come s’usava una volta. Gliel’ho rubata e ve la ripropongo, amici lettori

Il buio della notte e quello di pensieri e tormenti hanno, sempre, una trasparenza, da cui possono emergere mondi sconosciuti. E’ quanto avviene nell’ultimo romanzo di Roberto Pazzi: “la TRASPARENZA del BUIO” (Bompiani, pagg.280; Euro 18.00). Pazzi, scrittore, giornalista e poeta, anche quando narra è sostenuto dalla Musa, che ne rende la prosa più scorrevole e musicale. Nelle sue pagine ci sono infatti spesso passaggi che sembrano versi. Cosa analoga accadeva a Mario Tobino che, con Pazzi, ha in comune l’introspezione dell’animo umano. Scrittori, potremmo dire, “interiori”, attenti ai sommovimenti dell’anima e ai sogni. Pazzi, coi suoi romanzi, ci ha fatto conoscere imperatori, infedeli che possono scrivere un vangelo, papi e cardinali riuniti in Conclave, coppie di sposi in crisi che danzano sulle acque,donne belle e misteriose che inseguono un uomo fino a indurlo alla morte, e altro ancora. Insomma, uno scrittore uscito indenne da molte prove, e tradotto in tutto il mondo. In quest’ultimo libro, tralasciate le atmosfere regali e religiose, si è immerso in una storia antica quanto l’umanità, ma che finisce con l’essere di continuo nuova quanto imprevedibile: l’amore omosessuale. La letteratura classica,affrontandolo senza tabù, ci porta spesso sull’ argomento. Tanto che viene da chiedersi, ma l’omosessualità esiste davvero, o altro non è che una convenzione ipocrita e burocratica? Visto che non si possono correggere, né tantomeno cambiare le inclinazioni sessuali con cui un individuo nasce, inculcandogli dentro paure e sensi di colpa che, non di rado, gli pregiudicano la vita. Protagonista della storia pazziana è il professore universitario Giovanni Caonero, un solitario che vive in un appartamento di Padova, circondato da libri, esperienze paranormali e amori con uomini più giovani di lui, che non di rado gli si dichiarano. Niente di nuovo né tantomeno di scandaloso sotto il sole. In un numero di Panta del 1991 n.4, nella sezione Biblioteca Truman Capote, conversando con Bob Colacello dice, tra l’altro, “Tutta la gente di nostra conoscenza fa cose del genere oggigiorno, compresi alcuni dei tuoi migliori amici, Andy.Adesso ti dico qualcosa di veramente interessante. C’è uno dei miei amici che ha una relazione con un padre e il figlio”. E ne descrive la tresca, in maniera cruda e diretta. Nel libro di Pazzi accadono cose analoghe: un magistrato vuole assistere al rapporto sessuale della moglie con un giovane, ma non regge allo spettacolo e piange; un amante del professor Caonero,Luca, gli racconta dei suoi incontri con un primario di un ospedale di Firenze, che si traveste da donna, e si depila le gambe come una prostituta di rango. Altre scabrose storie le apprendiamo dal parigino Pierre che, durante i rapporti, si confida col professore, colto, attento e sensibile ai tormenti che affliggono i giovani. Siamo, insomma, proprio all’“oggigiorno” capotiano, che si estende ovunque. Inclusa la cattolica, perbenista e conflittuale(in ogni senso) Italia, già patria di Giulio Cesare” Marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti”. Nel romanzo non ci sono solo uomini, ma anche donne, tra cui Milena, narratrice occulta, ed esperta di quella buia trasparenza, nella quale, Pazzi ci conduce. Ma il finale dei suoi libri è sempre a sorpresa. In questo, sospesi tra paranormale e realtà, avvengono incontri con anime morte, anime guida a cui il professore chiede cosa sia la vita. Forse una trama che può essere scritta e bruciata come un romanzo. Un libro coraggioso, intenso, di forte impatto sociale e civile. Ma che, a mio avviso, non ha avuto l’attenzione e la presenza editoriale che avrebbe meritato. Non lamentiamoci, dunque, se i lettori, insoddisfatti, sono in calo. Sempre più in calo.