«NO, Giuliano Amato non sarà probabilmente presidente, però…».
Però?
«Però mi faccia fare un ragionamento oltre il gossip e il totonomi».
Rino Formica, leone socialista, uno dei pochissimi che diceva no a Bettino Craxi, fa un’analisi complessa delle imminenti elezioni del nuovo capo dello Stato.
«Vede – attacca – per capire come mai Amato non ce la farà occorre partire da una questione di qualità e una di procedura».
La qualità.
«Dev’essere un garante. Di Costituzione, unità nazionale e coesione del Paese».
Niente di nuovo.
«No, si sbaglia. Oggi la Costituzione è oggetto di profonde modifiche. Oggi le tendenze disgregatrici sono molto forti. Oggi ci sono poteri che si scontrano con asprezza: giustizia-politica, centro-periferia eccetera».
Una figura quasi inedita.
«Totalmente inedita».
Che si occupi della sovranità nazionale.
«Già. Ma in un momento in cui pezzi importanti di questa sovranità devono essere ceduti a poteri visibili e invisibili».
Un quadro inquietante.
«Beh, la carta del candidato viene tenuta coperta dai ‘sequestratori del voto’».
Quale voto?
«Quello in seduta comune delle Camere che comincerà il 29».
E chi sarebbero i sequestratori?
«Renzi e Berlusconi. Che hanno detto: il nome ve lo diamo all’ultimo momento».
Non è confessabile?
«No. Il che pone un problema serio».
Quale?
«Il nome c’è. Ma è nascosto mentre le pagine dei giornali si riempiono di presunti protagonisti».
E allora?
«Sono convinto che non sarà un attore di prima fascia, bensì di terza o quarta».
Complottista.
«Realista. Un elemento di prima fascia non sarebbe gradito a Renzi e Berlusconi perché non avrebbe le caratteristiche essenziali per coprire il suo vero ruolo».
Che sarebbero?
«Essere servizievole verso il premier e caritatevole verso l’ex premier».
Mentre Amato…
«… non risponde a nessuna delle due caratteristiche».
Fuori i nomi della terza e quarta fascia.
«Nemmeno per idea».
Anna Finocchiaro, Piero Fassino.
«Lo dice lei, non io. Un presidente della Repubblica debole rafforza il potere delle strutture del Quirinale. Sarà decisivo leggere bene i nomi del segretario generale e dei consiglieri giuridico e militare. Con presidenti forti in passato vi sono stati tentativi della struttura del Quirinale di farsi contropotere. Immaginiamo che cosa sarà con un presidente debole».
Una democrazia occultata.
«Buona definizione. Senza considerare il fatto che abbiamo un Napolitano senatore a vita, il quale sarà obbligato a far politica».
Da che cosa lo deduce?
«Dal fatto che non è entrato nel gruppo del Pd né nel Misto, ma in quello della Autonomie».
Via, ci dica il nome.
«No. Diciamo che sarà un figlio della ‘ditta’. Così Renzi manterrà una coesione nel Pd».
Non è ottimista.
«Non è vero. Credo nelle risorse della democrazia. Registro un quadro inedito. E poi vedrete in questi giorni che massacro ci sarà della prima fascia. Nel silenzio di Renzi e Berlusconi. Del resto sarà il presidente numero 13. Un numero non molto fortunato. Nella smorfia è anche il nuotatore che affoga».